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21 MARZO: GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

  • 21 mar
  • Tempo di lettura: 2 min


La poesia è quel luogo dove il reale smette di avere contorni netti e il possibile si fa largo, in punta di piedi o con il fragore di un temporale. È il regno del miracoloso, dell’inaspettato, di ciò che non avevamo nemmeno osato immaginare. Ed è proprio per questo che è necessaria: perché spalanca finestre sull’ignoto, su quello che ci abita dentro e su quello che ci attende fuori, nel mondo. È un territorio ancora da esplorare, fatto di parole che si modellano fino a prendere il volo, leggere e precise come ali di metafora.

Immagina un mondo in cui tutto è già scritto, già visto, già capito. Un mondo senza mistero, senza stupore, senza aperture. Un mondo esausto. A volte il mio mondo è così, quando l’immaginazione decide di ritirarsi in un angolo, muta e risentita. Ma poi arriva la poesia, la fenice su cui posso risalire in cielo e ritrovare la terra dimenticata.

Eppure la poesia non usa lingue segrete né formule arcane. Parla con le stesse parole di ogni giorno, solo che le mette in fila in un modo che ci sorprende, ci spiazza, ci costringe a deviare dai binari rassicuranti del linguaggio automatico. È una piccola luce accesa all’improvviso, un sapore nuovo in un piatto che credevamo di conoscere. Ci chiama a mordere la mela intera, senza sbucciarla, senza risparmiarci il succo che cola sulle dita.

Ma per farlo bisogna stare attenti. Attenti a ciò che si agita dentro di noi, ma anche a ciò che ci circonda: un albero che piega i rami, un volto sfiorato dalla luce, un sasso lanciato nell’acqua. La poesia è la pratica quotidiana dell’attenzione, il gesto con cui strappiamo le cose all’indifferenza e le riconsegniamo al loro nome, alla loro unicità. Le poesie che sanno svegliarmi sono quelle che mi scuotono per le spalle, che mi costringono a guardare meglio. Sono preghiere laiche, offerte di sguardo, e funzionano ancora di più quando le pronunciamo ad alta voce, facendole risuonare tra labbra e respiro. Perché la poesia, alla fine, è questo: un modo per essere più vivi, più umani, più immersi in ciò che chiamiamo mondo.

Il mio articolo su National Daily Press

Non si poteva scegliere data migliore: il 21 marzo, equinozio di primavera, la stagione in cui tutto rinasce, si allunga, si scrolla di dosso il torpore e si allarga alla luce. Un giorno perfetto per celebrare la Giornata Mondiale della Poesia.

 

Ma ha ancora senso, oggi, in questa società che corre, che divora, che disfa e rifà a velocità sempre più spietata, fermarsi a leggere una poesia? Ha senso celebrare qualcosa che, per sua natura, richiede lentezza, attenzione, silenzio? Sì, ne ha. E ne ha sempre più bisogno.

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