“Quali lettere hanno in comune Amada e Alda?” chiese il padre a sua figlia, mentre la piccola stava per addormentarsi.
“La A la D e ancora la A” rispose con voce già sonnolenta lei.
“E adesso dimmi, quali sono le lettere che hanno diverse?”
“Facile” disse lei “la M e la L.”
Bene, allora stasera ti racconterò la storia di Amada e Alda, due creature meravigliose, due anime molto simili, con una sola lettera che le distingueva, poca roba.
E così cominciò a raccontare la storia.
Amada, dopo il compimento del ventesimo anno d’età, decise di mettersi in viaggio.
Sin dall’anno milleseicento era tradizione comune delle giovani donne fare un viaggio iniziatico nel bosco ai confini di Grundeltan.
Bisognava andare alla ricerca della donna che ascolta il vento.
Il suo nome era Alda.
Dopo circa tre ore di cammino, si fermò davanti ad uno stagno.
Come davanti ad uno specchio, iniziò a guardarsi e fu proprio lì che si vide per la prima volta.
Nel suo villaggio non esisteva modo di potersi riflettere, gli specchi erano stati banditi, il capo tribù era contrario alla modernità, vedeva in quello strumento una totale perdita di tempo.
“Guardarsi, rimirarsi, porsi al centro del proprio universo era solo un’ammissione di fallimento della propria esistenza.” queste furono le sue testuali parole.
Lui sapeva che solo negli altri esiste una via di salvezza per l’animo umano, non avevano dei o divinità strane nel suo popolo, credevano semplicemente l’uno nell’altro.
E non perdevano mai l’occasione di dimostrarlo.
Ma solo l’incontro con Alda avrebbe dato la direzione giusta alla sua esistenza.
Un po’ tutti i popoli avevano un grande o una grande saggia che definiva la via. Questo era Alda.
Mentre Amada si osservava vide un piccolo neo, sulla spalla sinistra, non ci aveva mai fatto caso, non sapeva ancora che quello era il segno della famiglia degli eletti a cui lei apparteneva.
Si sentì stanca e così decise di stendersi su un letto di foglie in attesa dell’assedio del mondo che la circondava.
I profumi che arrivavano dall’erba, dalle piante, dal muschio che l’avvolgevano la riscaldò per tutta la notte e dormì un sonno tranquillo, senza sogni, di quiete e pace.
Quando si svegliò, davanti a lei, vide la sagoma di una donna.
I suoi occhi non erano abituati alla luce delle tenebre così ci mise un po’ a capire chi fosse quella donna.
“Sei tu, Alda?” chiese la ragazza.
La donna la guardava, ma senza parlare e con un battito di ciglia annuì, per farle capire che era lei e non doveva essere cercata, era lei che ti trovava e così era stato.
Essendo ancora buio fece fatica a vedere con chiarezza i lineamenti del volto della donna, ma gli sembrava molto più giovane di quanto aveva immaginato.
Era risaputo che Alda amava il silenzio e le sue parole erano centellinate, non rispondeva mai alle domande.
Quando parlava ti dava delle chiavi per capire il mondo, la vita, l’esistenza stessa.
“Ogni alba ha i suoi dubbi”
furono le prime parole della donna.
Adesso fu Amada a rimanere in silenzio, si prese del tempo per capire, per decifrare cosa volesse dire.
Non riusciva a comprendere, ma aveva l’intelligenza per sapere che un giorno avrebbe capito tutto.
Era solo questione di tempo, nel suo spirito c’era il dono della pazienza, dell’attesa, della lentezza.
Fin da piccolissima ascoltava le parole dei grandi e non dava nessuna risposta e poi elaborava ogni singola frase nell’intento di capire cosa gli volessero veramente dire
Dei raggi di sole illuminarono le due creature, la rugiada donava loro freschezza, delle rondini iniziarono a trillare dei canti d’amore nel cielo, una melodia mai sentita prima, meravigliosa.
Con gli occhi la donna saggia invitò la più giovane a seguirla, così le due iniziarono a camminare nel bosco, una davanti all’altra.
Per una settimana intera camminarono e basta, senza emettere alcuna parola, in quel cammino Amada comprese il senso della parola “fede”, che non ha niente di razionale, di logico, di raccontabile, ma spesso è l’unica cosa sensata dell’esistenza.
Amada aveva fede in Alda, sapeva che dentro di lei dimoravano tutti i segreti di tutti i popoli della terra.
Lo percepiva dal modo di camminare, da come raccoglieva le bacche per poterla sfamare, dal suo sguardo quando si posava distratto su di lei.
Come una bambina di pochi mesi Amada veniva imboccata dalla donna più grande e quel nutrimento la soddisfaceva al punto di rimettersi in cammino.
La mattina dell’ottavo giorno Alda iniziò a fissarla, erano sedute su due tronchi una davanti all’altra.
E poi parlò.
“Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità,
lì c’è dolcezza,
lì c’è sensibilità,
lì c’è ancora amore.”
Amada capì che erano quelle le parole che avrebbero cambiato la sua vita e sorrise.
Gli venne da chiudere gli occhi per una frazione di secondo, o poco più, e quando li riaprì la donna era sparita.
La sua vera vita sarebbe partita da quel momento, sapeva che le parole e l’incontro con l’altro, erano la direzione da seguire, togliendo dalla sua vita il superfluo e ogni perdita di tempo.
Negli anni che seguirono il ricordo del volto di Alda si confuse alla sua immagine riflessa nello stagno, ed ebbe anche l’impressione di vedere un piccolo neo sulla spalla della donna.
E così visse una vita felice, e questa è la fine della storia.
L’uomo si trascinò a letto sorridendo, i suoi novant’anni a volte si facevano sentire.
Si accovacciò nel suo letto e nel buio si mise a sorridere, per lui sua figlia era sempre piccola, nonostante i quarantasei anni che aveva oramai la donna.
A volte, nella profondità della notte, si chiedeva se era stato un buon padre e non riusciva a darsi una risposta.
Non spettava a lui rispondere.
Ma una cosa la sapeva, di cui andava fiero, quando i due si ritrovavano, ogni volta, non aveva mai smesso di raccontarle la favola della buonanotte.
E quello per entrambi, era e rimase, un angolo di magia nell’universo.
(Citazioni della poetessa Alda Merini e della cantautrice Susanna Parigi, dalla sua canzone “Amada”)
“Ci sono adolescenze che si innescano a novant’anni.”
Alda Merini
AMADA di Susanna Parigi https://open.spotify.com/track/7lmBaX0C2EbSPxHqU7UELE?si=wK51HiyfTB20bE1_VY6Qsw
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