DA QUALE PARTE STA IL BENE
- 26 gen
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Gli abitanti di Zergon avevano sembianze umane e la terra era l’habitat naturale dove far proseguire la loro specie.
Nascosti nelle profondità di un pianeta a noi sconosciuto, avevano studiato i nostri linguaggi, le nostre culture, le nostre guerre.
C’era un unico problema per impossessarsi della terra: gli esseri umani.
Tutto questo divenne una pratica comune, ciò che prima sembrava aberrante.
Il virus N1H158 si era diffuso con voracità, come una iena affamata degli ultimi resti di una carcassa.
All’inizio, gli Stati Uniti avevano accusato la Russia, poi la Cina il Giappone, l’India l’Australia, l’Italia la Svizzera, tutti contro tutti, era diventato un atto di accusa collettivo, in cerca di un colpevole ignoto.
Quando in tutti i paesi si propagò l’infezione, qualcuno iniziò a capire che c’era dell’altro.
Non potevano essere stati né quelli, né gli altri, infatti c’era una terza risposta.
Il virus aveva una prerogativa mai vista prima, attaccava da subito l’apparato fonatorio con una trasmissibilità impressionante, era impossibile sfuggirgli.
Nel giro di sei mesi, tutta la popolazione umana aveva perso l’uso della parola, si comunicava per scritto o con dei gesti.
Gli zergoniani avevano architettato un piano meticoloso. La loro logica, fredda e precisa, non lasciava spazio a sentimentalismi.
Non riuscivano a spiegarsi la stupidità degli esseri umani, la loro cieca aggressività, la capacità di autodistruzione andava contro ogni logica, poi la mancanza di coesione ne facevano una specie debole e destinata all’estinzione.
Fu quasi un atto di clemenza intervenire e invadere il pianeta, altrimenti non sarebbero più esistiti, ma dettarono delle regole.
Innanzitutto bisognava togliere loro il modo di comunicare, questo avrebbe creato scompiglio.
Occorreva poi ridisegnare la società umana, plasmarla secondo i canoni della razionalità zergoniana.
Il secondo effetto del virus fu rendere sterili tutte le donne, eccetto una minoranza selezionata. La riproduzione sarebbe stata controllata, la popolazione limitata, e l'aggressività incanalata in attività produttive.
Gli umani, privati della parola e della libertà di procreare, divennero semplici esecutori dei voleri degli invasori.
Una nuova epoca era iniziata, un’era di silenzio e di sottomissione.
Terzo ed ultimo effetto, contenere la specie.
Da circa otto miliardi di persone si passò a circa duemila esemplari sparsi per il mondo.
Gli umani furono suddivisi in due caste: i "riproduttori" e i "domestici".
I primi, relegati in incubatrici umane, venivano manipolati biologicamente per generare una progenie pura, docile e obbediente, prodotti in serie su linee di assemblaggio erano destinati a perpetuare la specie secondo i dettami dei nuovi padroni.
Sarebbero stati i fondatori di una nuova razza, libera dalle passioni e dai conflitti.
I secondi, privati di ogni desiderio e pulsione, erano ridotti a mere unità lavorative, destinati a servire la nuova élite. La sessualità, considerata la radice di ogni devianza, fu sradicata con metodi brutali e scientifici. Orchiectomia e sterilizzazione di massa divennero pratiche quotidiane, trasformando gli esseri umani in qualcosa mai visto prima.
Tutto questo divenne una pratica comune.
Ciò che prima sembrava aberrante.
Sottoterra come dei ratti
Rodrigo Anaya e la sua famiglia avevano deciso di far costruire un bunker nel loro giardino, quasi per gioco, ma un po’ perché Rodrigo era diventato paranoico, in seguito ad un evento che lo aveva sconvolto.
Dei ladri si erano introdotti nella loro villa e avevano minacciato lui, sua moglie Elsa e le loro due figlie, con un coltello li avevano minacciato per avere del denaro.
Niente era accaduto, se non aver perso un centinaio di dollari, ma la sua psiche non fu più la stessa.
Senza far cenno alcuno, iniziò a frequentare un poligono, a possedere prima una pistola e poi sempre più armi.
Così prese la decisione di costruirsi un bunker.
La moglie non poté opporsi, vide che nello sguardo del marito qualcosa si era rotto.
Ma non poteva sapere che quella sua ossessione, sarebbe un giorno diventata la loro sopravvivenza.
Con la pandemia, il bunker, una volta simbolo di sicurezza, era diventato la loro prigione. Le pareti di cemento pressato, fredde e umide, li circondavano come un bozzolo mortale.
Quelle mura erano diventate il loro mondo, un microcosmo angusto e soffocante. Le giornate si susseguivano lente e inesorabili, scandite dal ticchettio dell'orologio e dal rumore sordo deli propri respiri. Fuori, il mondo continuava a girare, ma per loro era diventato un'eco lontana, un ricordo sbiadito.
La paura come un ospite indesiderato, si era annidato nelle loro menti, alimentando sospetti e angosce.
Così iniziarono a cercare altri contatti via radio e qualcuno rispose, ma dovevano risolvere il problema del tornare in superficie, cosa sarebbe successo? Sarebbero sopravvissuti? Quanto tempo ci sarebbe voluto per far sparire il virus dalla superficie?
Tutte domande senza risposta, al momento non potevano far altro che restare lì. Sottoterra come dei ratti.
Da quale parte sta il bene
Gli zergoniani ripulirono il pianeta, che era stato devastato dall’umanità, non si capacitavano dei danni che i terrestri avevano procurato a loro stessi, avevano ripristinato l'equilibrio del pianeta, cancellando le cicatrici lasciate dall'avidità umana. I ghiacciai, un tempo minacciati, si ritiravano nuovamente verso i poli, purificando l'aria e l'acqua.
Tutta la spazzatura, l’immondizia umana disseminata ovunque, fu dissolta in pochi giorni.
Eppure, nel cuore di quella rinascita aleggiava un'ombra: l'umanità.
Nel ventre della Terra, un gruppo di sopravvissuti attendeva il suo destino. Erano un virus, una malattia da sradicare? O erano i semi di una nuova evoluzione?
Un po' tipo Matrix! :D Bello!
Il nuovo Robert Sheckley.
L’ho già detto: fantasia e grande capacità narrativa. Bravo!