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IL BELLO DELLE VACANZE


foto e testo di Max Chianese

Sono quasi due ore che aspetto qui seduto. Dentro la  sala d’attesa della questura dei carabinieri c’è un’afa insopportabile.

Penso a tutte le persone che si saranno sedute qui, su questa panca, prima di me, qualcuno per un furto e qualcun altro per un omicidio.

E ora.

E’ il mio turno.


Mi hanno rubato la macchina.

Un bel modo di passare le vacanze, sono arrivato in Salento per la prima volta nella mia vita da tre giorni e la mia macchina è sparita.

Arriva una donna carabiniere, ha dei modi bruschi, mi dà dei moduli da compilare, ma mi dice di aspettare, li devo solo portare dentro l’ufficio. 

“Ancora un minuto d’attesa e sono da lei” mi dice. Passeranno altri quaranta minuti.

E allora vado avanti a scrivere sul mio taccuino, da anni mi diverto a mettere i miei pensieri su carta, giusto per aver memoria dei luoghi dove sono stato.


DIARIO DI BORDO


Come un clandestino a bordo di questa nave attracco in questa terra a me straniera, la Puglia, anzi in Salento, il luogo dove quella ritardata di Madonna da anni trascorre le sue vacanze, con imbarazzanti video di lei che balla la taranta.

Capelli gonfi, corpo goffo, faccione rifatto alla Mickey Rourke, mi chiedo “Who’s that girl?”???

È veramente quella gnocca di “True Blue” o è uno scherzo???

Anche lei al normale invecchiamento cellulare ha preferito l’effetto zampogna rifatta, che pena assoluta, d’altronde ai concerti ha sempre fatto cagare si sa…

Appena arrivato in queste terre, il mio odio va verso quella razza di umani che ritengo essere la peggior specie dell’intero creato: i bagnanti delle spiagge libere.

Capisco gli indigeni locali, per loro non avrebbe senso pagare la spiaggia dove vivono, è una loro proprietà, ci mancherebbe altro, stessa cosa vale per quei giovani ragazzi o persone che non possono permetterselo.

Ma il bagnante della spiaggia libera di solito è altro: è’ un coglione che vuole risparmiare.

Non importa se si è fatto 1.500 chilometri e il viaggio gli è’ costato 500 euro, non gli importa se poi la sera pagherà minimo 100 euro una cena dove si farà fregare e soprattutto non gli importa se migliaia di altri trogloditi hanno fatto il suo stesso ragionamento e si troverà ammassato in mezzo metro quadrato, a lui questo non importa. 

Si carica di sdraio, ombrelloni e giochini dei bambini che quando arriva in spiaggia si è già rovinato la vacanza e poi è obbligato a stare lì per almeno 8/9 ore senza spostarsi, vista la fatica che ha fatto.

Non va a fare il bagno perché ha paura che gli rubino quei pochi soldi che si è portato dietro. O le chiavi della macchina.

E quasi per tutto il tempo si muove poco visto che ha i gomiti dei vicini a pochi centimetri dalla sua gola. 

Continuamente bagnato, sporcato e insabbiato dai figli dei dirimpettai resta semi immobile per tutto il tempo in posizioni che gli procurano dolori cervicali e lombari.

Questa è l’esemplare di cui parlo e che io odio profondamente.

La carabiniera arriva inizia a chiedermi dettagli, all’inizio biascico parole strane, in realtà sono consapevole che il mio senso dell’orientamento ha sempre fatto schifo, ma stavolta mi ricordo benissimo dove ho parcheggiato, c’era una  pescheria vicino, l’ho tenuta come punto di riferimento e quando sono tornato, magia! La macchina non c’era più.

Farsi rubare la macchina quando sei in vacanza è cento volte peggio, non sei preparato in alcun modo.

Ti prepari per mesi per passare una o due settimane di puro relax e ooops ti ritrovi in una situazione disastrosa, umiliante, che poi ti crea tutta una serie di altri problemi a cui non sei preparato.

Primo fra tutti: e adesso come torno a casa?

La donna mi dice di aspettare a compilare i moduli, visto che non mi ricordo l’indirizzo esatto, andiamo insieme verso il punto incriminato.


DIARIO DI BORDO 2


Basta guardare le facce delle famiglie che sono in vacanza per capire da quanti giorni sono lì. Quelli dei primi giorni, indipendentemente dall’età, sono belli arzilli, vigorosi, dinamici, ma già dal quarto, quinto giorno li vedi invece trascinarsi come zombi sciabattando sulla battigia con una unica idea: speriamo che ‘sta vacanza finisca presto e che io riprenda ad andare a lavorare.

Intanto vicino al mare ragazzi dalle facce amorfe tirano bordate con palloni di cuoio che solo per un miracolo non staccano di netto la testa dei piccoli bambini urlanti, che poi strillano così forte che ad un certo punto speri che una pallonata tipo punizioni del miglior Cristiano Ronaldo li colpisca in pieno volto dando fine alla tue sofferenze e anche a quelle di quella famiglia che avrebbe allevato, cresciuto e sfamato per anni un futuro tossico o peggio ancora un manager di una casa di moda o un esperto di social media.

Arriviamo sul posto e inizio a spiegare che la mia macchina era proprio nel punto dove adesso c’è una Opel Meriva con il paraurti danneggiato, non ho nessun dubbio, nessuna titubanza, la mia era parcheggiata proprio lì. La donna inizia a farmi una serie lunghissima di domande inutili, “si ricorda l’orario esatto? È proprio sicuro che fosse lì? Da che cosa si ricorda che fosse proprio in quel posto?” 

E così via, senza sosta, con una voce odiosa peggio di quella della Ferragni e a me inizia a venire un’emicrania dolorosissima e inizio ad odiare lei e la sua divisa.

Ma cosa sono venuto a fare? Tanto è chiaro che la mia macchina non la ritroveranno mai, a quest’ora saranno già in Albania a smontare i pezzi o a rivenderla a pochi euro.

Tiro fuori le chiavi e inavvertitamente schiaccio il pulsante dell’apertura porte e vedo l’indicibile. 

Dall’altra parte della strada, un po’ più avanti sull’angolo quattro frecce si illuminano come un albero di Natale impazzito in una macchina che sembra la mia. 

Assomiglia così tanto che ha anche lo stesso adesivo di Disneyland Paris che avevo attaccato dietro. Stesso colore, stessa targa, stesso modello e stesso adesivo!

Un urlo mi nasce dalle viscere. Noooooo!

E adesso cosa faccio? 

Pet  fortuna che l’incapace sta compilando tutti i miei dati sul suo modulo e che non se ne è accorta, lo so solo io.

Capisco che a breve verrò deriso dalla carabiniera, mi prenderà per uno scemo l, un’idiota e non ne ho voglia che questa donna al limite dell’obesità con gli occhiali dai profili lilla si metta a prendermi per il culo. 

In meno di un secondo mi rendo conto che non c’è gente intorno a noi, siamo solo noi due.

E mentre lei sta compilando gli ultimi dettagli dell’accaduto, che poi non è mai accaduto, prendo da terra un grosso sasso e inizio a colpirla violentemente sulla testa facendola accasciare al suolo e sporcando la Meriva del suo sangue insignificante.


DIARIO DI BORDO 3


Quando sei in vacanza tutto ti sembra distorto, dentro di te cresce una intolleranza che non avresti mai nella vita di tutti i giorni.

Da non fumatore vedi montagne di mozziconi di sigarette che vengono lasciati e non puliti sulla spiaggia che tu paghi invece e ti auguri che a quelle persone vengano le peggiori malattie incurabili.

Lentamente, ora dopo ora, fai crescere dentro di te una violenza che non pensavi di possedere, che ti renderebbe capace di tutto, di qualsiasi cosa.

Sono da solo in questa strada, accanto a me un corpo inerme e senza vita, guardo i gabbiani che lanciano suoni disarticolati. 

Sottovoce cerco di ripetere quei versi.

Craaaaa craaaaa craaaaa

Il sole è accecante, lo fisso fino a a farmi andar via la vista.


Sono quasi due ore che aspetto qui seduto. Dentro la  sala d’attesa della questura dei carabinieri c’è un’afa insopportabile.

Penso a tutte le persone che si saranno sedute qui, su questa panca, prima di me, qualcuno per un furto e qualcun altro per un omicidio.

E ora.

E’ il mio turno.

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