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IL DONO DEL PICCOLO MINATORE

Aggiornamento: 26 feb

racconto di Cinzia Milite


Era da poco terminato l’anno scolastico quando Giulia e Leo, due amici in vacanza nei pressi del Monte Calisio in provincia di Trento, muniti di scarpe da trekking e zaino, consultavano una mappa del territorio circostante.

-Una bella sfacchinata non c’è che dire, Giulia!

-Sì, ma ne vale la pena!

-Bah... ma scusa non avevamo detto che avremmo visitato le miniere?

-Infatti. Sono comprese nelle tappe dell’itinerario del Monte Calisio: il sentiero delle Canope, ricordi?-

- Ricordo, ricordo... solo che al telefono non mi avevi detto che saremmo partiti dalla chiesa dell’Assunta di Civazzano e avremmo scorrazzato per tutto l’altipiano fino alla quota di 991 metri sul livello del mare!

- Uffa Leo! Che sarà mai un dislivello di 650 metri! Ti vanti sempre di avere il fisico! E poi, vuoi mettere il panorama dalla mulattiera? Per non dire, salendo in quota, di quello tra boschi di pino nero...-

- Sì... sì...certo…E abeti quando si scende lungo il percorso dell’altopiano dell’Argentario con le sue ampie e suggestive radure d’erba falciata... sono due ore che lo ripeti… Ma guardando l’itinerario sulla mappa, mi sono accorto, e nota bene la mia espressione allarmata, che dopo il lago di Santa Colomba dobbiamo tornare indietro passando su per la sommità del Dos Le Grave, per poi aggirare il Dosso di Montorzano e proseguire giù verso il Monte Calisio, a Sant'Agnano, poi Orzano e finalmente, dopo ben cinque ore di cammino, se non sarò morto prima, arriveremo di nuovo a Civazzano.

- Morto, morto...uff…quanto la fai lunga... non ci vuoi venire? Non fa niente, ci andrò da sola. Ma non parlarmi più di patti, solidarietà e scemenze del tipo tra veri amici!

- Eh... calma, calma...quanto sei suscettibile... D’accordo vengo, vengo...

- Grazie... sei un amico.



Giulia e Leo, erano davvero buoni amici, si erano conosciuti un’estate di molti anni prima in quelle zone del Trentino, dove le rispettive famiglie usavano passare le vacanze estive. Ogni anno s’incontravano in quegli splendidi luoghi di villeggiatura e trascorrevano tutto il tempo insieme divertendosi.

Durante il resto dell’anno, presi dalle attività scolastiche e dalla vita quotidiana in città diverse, si sentivano raramente; ciononostante, la loro amicizia è rimasta immutata nel tempo, così come il loro affiatamento. 

Anche quell’estate si ritrovarono in quei luoghi.

-Allora pronto? Si parte.

- Sì, pronto, pronto, andiamo... solo una cosa... ora che mi viene in mente, non è che questa cosa la facciamo per quella fissa che hai, in pratica da quando ti conosco, d’incontrare il minatore? Sai di che parlo: quello del tuo sogno di quando avevi dieci anni...

- Eh? ...Ma no...che ti viene in mente... cammina.

- Ahi ahi... riconosco quell’espressione... è così, è come dico io. Non mentire!

- E va bene, sì! Diciamo che è un pretesto per esplorare paesaggi incantevoli, che c’è di male ad aggiungere un po’ di magia?

- No, no, ti conosco, scommetto che mi farai frugare in ogni cespuglio e guardare dietro ogni masso che incontreremo sul cammino, alla ricerca di un piccolo minatore addormentato con in mano il regalo per la pastorella.

- Ah, te lo ricordi bene il sogno, eh! Dì la verità che questa storiella piace tanto anche a te e forse ci credi anche.

- Ahahah! Ridicolo! A cosa dovrei credere, sentiamo... alla storia della pastorella che doveva portare una forma di formaggio al piccolo minatore? Com’era esattamente il sogno... Ah sì, dunque: tu camminavi lungo un sentiero nel bosco proprio da queste parti, a un tratto sentivi la voce di una bambina che ti chiamava per nome e ti diceva: “Ciao Giulia, mi chiamo Belriso, son vissuta in questa valle moltissimo tempo fa, quando ancora le miniere d’argento erano produttive e il Principe Vescovo Venga governava la zona...“

- Vanga. Il Principe Vescovo si chiamava Federico Vanga, non Venga...

- Venga, Vanga, è lo stesso. Cioè non è importante adesso, quel che è importante è che una pastorella di dieci anni, vissuta nel medioevo, ti chieda aiuto in sogno. Ti racconta che doveva incontrarsi di nascosto con un certo Andreas, un piccolo minatore, ma per paura dei briganti che quel pomeriggio si aggiravano nel bosco sia dovuta tornare indietro, mancando all’appuntamento...

- Beh, è una storia così tenera dopotutto... Ma ci pensi? Due bambini di quell’epoca si sono incontrati proprio da queste parti e sono diventati amici, proprio come noi alla loro stessa età. Solo che per la legge del Codex Wangianus o Libro di San Vigilio, non potevano frequentarsi...

- Uff... roba da femmine.

- Macché! Non capisci un tubo! Erano solo due bambini che volevano essere amici, solo che lui era un minatore straniero e lei una pastorella della zona e per le leggi del codice del Principe Vescovo Vanga, che era un vero e proprio statuto di leggi minerarie che regolava i diritti e i doveri dei minatori, non potevano frequentarsi: “I minatori delle miniere d’argento hanno l’obbligo di abitare in città, ma non possono mischiarsi con la popolazione trentina”, il regolamento diceva una cosa del genere, sono andata a cercarlo nel Web. Ma ti rendi conto? Poverini...

- Povero lui che lavorava ogni giorno in miniera dalla mattina presto fino al pomeriggio...

- Guarda che anche lei lavorava...Uffa, ma che c’entra questa cosa adesso...erano poverini entrambi! Primo perché erano entrambi bambini lavoratori, secondo, perché lui, come tutti i minatori del Monte Argentario, veniva da terre germaniche e non poteva familiarizzare con lei che era del posto.

- Avevano inteso male il senso di quello che diceva il codice; tutto qui. Secondo me per “mischiarsi” il regolamento intendeva sposarsi tra loro e avere figli, non credo che fosse proibito essere amici.

- Ma che ne sai tu di cosa avevano inteso! Se Belriso dice così, sarà così!

- Oddio, l’altitudine ti sta facendo delirare...sarà meglio che ce ne torniamo a casuccia eh, magari prepariamo una tisana e ci guardiamo un bel film.

- Dai... scherzo, continua a camminare e, per una volta, puoi assecondarmi e far finta di credere al mio sogno?

- E va bene continuo a camminare e ad ascoltarti, ma rallenta un po’ il passo.


- Dunque: Belriso deve incontrare Andreas, il quale, il giorno prima, le aveva promesso di portarle un dono per sugellare la loro amicizia. Allora, Belriso pensa bene di non presentarsi a mani vuote e decide di portare una piccola forma di formaggio lavorata da lei stessa.

Si mette in marcia per andare all’appuntamento, ma, in lontananza, ai margini del sentiero, scorge dei briganti che bivaccano. A quel punto si arrampica su di un albero con l’intenzione di attendere che i briganti riprendano il cammino. Lassù, Belriso è al sicuro, non può essere vista e tiene d’occhio la zona circostante.

Ed è proprio dall’alto che vede il suo amico minatore che la attende nascosto dietro ad un cespuglio non molto distante dall’accampamento dei briganti. Le ore passano, giunge l’imbrunire e Belriso è ancora in cima all’albero...

- Le viene fame e si mangia il formaggio destinato al minatore...

- Ahahah! No! Shhh! Zitto e lasciami finire... Dicevo... Belriso è ancora in cima all’albero, Andreas è ancora dietro il cespuglio ad attenderla e i briganti non vogliono saperne di levare le tende. Finisce che il minatore, stanco dopo una lunga giornata di lavoro, si addormenta. Cala il buio; Belriso deve proprio rincasare, scende dall’albero e, a malincuore, corre veloce verso casa sua lasciando il minatore addormentato dietro ad un cespuglio, con in mano un dono per lei...

- E qui comincia il dramma.

- Lo so, che mi stai prendendo in giro, che credi. Ma ormai finisco il racconto. Dov’ero rimasta...ah sì: Belriso è sulla strada del ritorno e pensa a come ci rimarrà male al risveglio Andreas per il mancato appuntamento e se ne dispiace, quando, da dietro un albero, spunta un folletto che le fa una proposta. In cambio della forma di formaggio lui può fare un incantesimo: può far dormire il piccolo minatore fino a quando lei non potrà raggiungerlo di nuovo. Avrà tempo cento anni, dopodiché, se lei non raggiungerà il minatore, questi si trasformerà in pietra. Lei accetta; cento anni sono un tempo lunghissimo, pensa. Tanto più che è convinta di raggiungere il minatore già il giorno dopo; Andreas non corre alcun pericolo di essere trasformato in pietra, si dice.

Invece, il destino è contro di lei: a sua insaputa i genitori avevano deciso di partire proprio l’indomani per un’altra valle e di non tornare mai più in questi luoghi. Quindi, passati i cento anni, il piccolo minatore addormentato si trasforma in pietra.

Da allora succede che lo spiritello di Belriso non si dà pace, vuole a tutti i costi spiegare ad Andreas le ragioni del mancato appuntamento e non sapendo come fare, s’intrufola nei sogni delle bambine chiedendo di trovare Andreas, cioè la pietra in cui lui è stato trasformato e di raccontare ciò che è accaduto.

- E proprio nel tuo sogno doveva intrufolarsi, dico io! Già che c’era poteva darti qualche indicazione più precisa sul luogo dell’incontro no? Così evitavamo di fare tutta questa sfacchinata.

- Uh, che pizza che sei! Te l’ho detto, il sogno è solo un pretesto per rendere più magica la nostra escursione. Anche se non ce ne sarebbe bisogno... guarda che cielo azzurro, che panorama e senti che profumo! Mmm...profumo di erba peperina...

- Anche detta la regina dei prati. Il suo nome popolare, però, è Spirea; sai che da essa, nell’ottocento, due chimici tedeschi hanno estratto l’acido che compone l’aspirina?

- Davvero? Non lo sapevo, sapevo solo che in passato era usata per profumare le stanze. Ehi guarda, qui ci sono delle fragoline di bosco!

- Oh, adesso sì che si ragiona! L’escursione comincia a piacermi, gnam, gnam, buone le fragoline...

- Ti conosco bene Leo, brontoli, brontoli, ma io lo so che questa gita ti piace e ti piace anche la storiella di Belriso e Andreas...

- Oh mamma, mamma, ricominci? Adesso sono io a dirti di camminare, forza… muoviamoci, altrimenti, altro che cinque ore, qui si fa notte. Che ne dici se risparmiamo il fiato e ce ne stiamo zitti per un po’ tutti e due eh?

- Sì, stavolta devo darti ragione, siamo in ritardo sulla tabella di marcia infatti...


Così, Giulia e Leo procedettero camminando in silenzio fino al lago di Santa Colomba.

Leo, ammirando le praterie punteggiate dalle splendide fioriture d’inizio estate, sembrava finalmente godersi la scampagnata, mentre Giulia si guardava intorno pensierosa, non riusciva a fare a meno di tornare con la mente al suo sogno. La pervase all’improvviso una strana sensazione; le sembrava che tutti i fiori e le piante da cui erano circondati; achillee, piante di menta, iperico, tarassaco, mirtillo nero, felci, cardi e tigli, volessero dirle qualcosa. Si sentì perfino spiata, come se il lago avesse occhi dappertutto e una presenza invisibile li seguisse senza lasciarli mai...Con quello stato d’animo Giulia s’inoltrò insieme a Leo lungo sentiero che si snodava nel bosco: il Sentiero delle Canope.

Quando giunsero nei pressi di uno dei tanti pannelli illustrativi disseminati lungo il percorso, fremette per la voglia di confidare le sue sensazioni a Leo, ma si trattenne nel vedere l’amico, per nulla turbato, che interessato leggeva quello che c’era scritto sui pannelli.

- Sapevo che il Sentiero delle Canope si chiama così perché prende il nome da come erano chiamati i minatori, cioè, Canopi, ma leggi questa parte, è forte, è molto interess...Bè? Che c’è? Perché hai quella faccia lì? Che hai?

- Niente...

- Niente? Certo, certo, niente... Mmm...Non mi convinci... Se non mi dici cosa ti succede non faccio più neanche un passo, giuro.

Di punto in bianco arrivò una folata di vento.

- Hai sentito, Leo?

- Cosa?

- Una voce che mi chiamava.

- Una voce? Ma va la, è solo lo stormire del vento tra le foglie...Ah, ma adesso ho capito cos’hai: stai ancora pensando al minatore; ora senti perfino le voci... magari pensi che sia Belriso a chiamarti, anzi no, magari il povero Andreas pietrificato o addirittura quel folletto dispettoso...

- Forse hai ragione, mi sono lasciata condizionare un pochino, ma mi sembrava proprio che qualcuno mi stesse chiamando... 

- Sai che ti dico Giulia, sogno o non sogno è meglio che risolviamo questa faccenda. Ti faccio una proposta: è inutile girovagare su e giù per i monti alla ricerca del minatore, tanto lo so che pensi solo a quello... Lungo questo sentiero ci sono gli ingressi delle antiche miniere d’argento, mi pare il luogo più ovvio dove cercare, non ti pare? Perciò, adesso ci concentriamo e osserviamo bene bene tutt’intorno, io ti darò una mano a cercare Andreas; tu guardi da una parte del sentiero ed io dall’altra fino alla fine del sentiero delle Canope. Se alla fine troveremo il minatore e faremo finalmente contente te e Belriso bene, altrimenti, pazienza, per oggi la nostra escursione terminerà, vorrà dire che ci consoleremo sedendoci in un bel prato per fare un picnic con i deliziosi spuntini che abbiamo preparato, ci stai? Ti aiuto solo a queste condizioni sappilo.

- Ma...ma... e se invece dovevano incontrarsi lassù, verso il Dos Le Grave?

- Niente ma. Ripeto: ti aiuto solo a queste condizioni.

- E va bene...allora cominciamo.



Leo fu soddisfatto dell’accordo, rinfrancato dal fatto di non dover camminare ancora a lungo e dall’idea di sollazzarsi di lì a poco in un bel prato, cominciò l’ispezione del territorio circostante. Solo qualche minuto dopo, scorse un sasso che lo incuriosì...

- Giulia! Presto vieni a vedere! Che te ne pare?

- Cosa? Questo sassetto? Ma Leo, non vedi che è troppo piccolo, è grande al massimo quanto un leprotto!

- Sì, ma guarda bene, non ti sembra che la pietra abbia gli occhi?

- Bah... sì, con grande immaginazione però. Comunque sia, è troppo piccolo ti ho detto.

- Guarda che i minatori erano piccoli di statura e Andreas era un bambino, quindi...

- Va bè, ma così è esagerato! No, non è lui, andiamo avanti.

La ricerca riprese, ciascuno aveva il suo territorio ai margini del sentiero da esplorare. A un tratto fu Giulia a chiamare Leo.

- Leo! Leo! Corri! Credo di aver trovato Andreas!

Leo si precipitò dall’amica che in mezzo ad un cespuglio se ne stava china su una pietra.

-Leo, Leo, sono emozionatissima, l’ho trovato! Guarda qua, questa è la testa vedi? C’è anche il cappuccio a punta, tipico dell’abbigliamento dei minatori! E questo è il corpo. È rannicchiato, naturalmente. E se fai attenzione, noterai anche le mani al petto e i pugni chiusi, probabilmente il dono è racchiuso in una mano...

Leo non sapeva che dire, la pietra avrebbe potuto essere delle dimensioni giuste e anche se lui non vedeva tutti i particolari che Giulia aveva notato, se ne guardò bene dal dirlo. D’altronde, se lei è convinta... Meglio così, la nostra ricerca termina qui, pensò sollevato.

- Bene! Allora che aspetti? Raccontagli la disavventura di Belriso.

- Sì, certo, certo, hai ragione.

Giulia si avvicinò a quello che, secondo lei, era l’orecchio del minatore sotto lo sguardo perplesso e un po’ divertito di Leo, e riportò per filo e per segno le parole della pastorella al minatore pietrificato. Poi, con aria solenne si alzò in piedi e restò immobile accanto a Leo. Entrambi se ne stettero in silenzio per qualche minuto, forse nell’attesa che accadesse qualcosa, ma non successe un bel nulla.

- Credi che mi abbia sentita, Leo?

- Ma certo che ti ha sentita! Eri così vicina al suo orecchio, naturalmente essendo di pietra, non ha potuto risponderti, ma sono sicuro che ti ha sentita.

- Mmm...e io sono sicura che tu mi stai prendendo in giro e stai ridendo di me sotto i baffi. Comunque...quello che dovevo fare l’ho fatto: ho mantenuto la promessa, sono soddisfatta...anche se... un po’ di delusione c’è...

- Perché? Che ti aspettavi? Che il minatore riprendesse vita? A quanto ne so, né Belriso, né il folletto hanno mai parlato di un magico risveglio del minatore al suono delle tue parole.

- Sì, hai ragione, ma...ecco, sarebbe stato carino ecco.

- Carino? Uh, ma immagina che guaio se Andreas si fosse svegliato davvero. Sai che colpo gli avrebbe preso a vedere il mondo di oggi. Da chi sarebbe andato a stare? E poi, vagli a dire che è piccolo per lavorare e deve andare a scuola, insomma pensa a tutti i problemi...

- Ehi, calma, calma, ho capito. Come te la prendi a cuore, sei buffo sai? Io già non sto più pensando a quei due, anzi, mi è venuta una gran fame. Picnic?


Qualche minuto più tardi Giulia e Leo apparecchiarono un telo sul prato e si prepararono a gustare il pranzo al sacco.

- È proprio bello qui, vero Leo? Non vedevo l’ora che finisse la scuola per tornarci. Ci tornerò anche quando non dovrò più venire in vacanza con i miei e anche se loro non vorranno tornarci più, mi piace troppo e tu? Tornerai anche se la tua famiglia non volesse più tornarci? Se così non fosse, sarà difficile incontrarci ancora...

- Di sicuro tornerò anche senza di loro, magari non per tutta l’estate...c’è così tanto da vedere al mondo. Per il fatto d’incontrarci ancora, ecco... io non ci penserei troppo, un modo si troverà. Facciamo così, ecco tieni questo, in ricordo della nostra amicizia, consideriamolo un porta fortuna. È un po’ sporco, ma secondo me se gli si dà una bella ripulita diventa come nuovo.

- Santo cielo Leo! È un ciondolo d’argento, dove l’hai preso?

- Macché argento! L’ho trovato tra l’erba sul sentiero, è un pezzo di latta, di sicuro è la sorpresa di una merendina.

- Ma no, no, Leo, è argento, guarda qua, l’ho pulito un po’, non vedi come luccica? E sembra anche antico...

- Lo so dove vuoi arrivare sai...pensi che si tratti del dono che il piccolo minatore voleva dare alla pastorella. Se è quello che credi, non starò certo a contraddirti, soprattutto se mi lascerai mangiare la fetta di crostata avanzata.

- Mangiala pure e grazie per il regalo; argento o no, dono del piccolo minatore o no, lo conserverò in nome della nostra amicizia e come portafortuna per il nostro futuro. Giulia avvolse il ciondolo in un fazzoletto e lo ripose felice nello zaino, mentre Leo addentava la crostata compiaciuto. Trascorsero ancora un po’ di tempo sul prato chiacchierando e giocando a carte, poi decisero di raccogliere tutto e di tornare casa. Avevano passato una piacevole giornata insieme, la prima di una lunga estate, fatta di risate, piccole avventure e scaramucce. In fondo anche la storiella del minatore e la pastorella, vera o immaginaria che fosse, era servita come pretesto per passare del tempo insieme; dopotutto l’amicizia sincera è un po’ come una magia.

Una volta a casa…



-Grazie ancora del ciondolo, Leo…ma

dimmi un po’, quando l’hai trovato?

- Quando ti sei chinata a parlare all’orecchio di Andreas, era proprio lì, accanto alla pietra. Fece Leo con una strizzatina d’occhio.


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