di Maria Grazia Porceddu
Tra le band di maggior successo nella storia heavy metal e rock ci sono, senza alcun dubbio, anche i Metallica.
Oggi, trascorsi i quindici giorni necessari ai nuovi approvvigionamenti musicali, procediamo la navigazione sull’onda lunga di un gruppo che la rivista Rolling Stones, nella classifica stilata il 2010 (aggiornata nel 2011) ha inserito tra le migliori cento band di tutti i tempi, piazzando i Metallica al 61esimo posto. Insieme a Slayer, Megadeth e Anthrax fanno parte dei “big four” del thrash metal, anche se negli anni hanno ampliato le loro sonorità musicali, rivolgendosi a un pubblico più vasto.
Nella loro carriera hanno vinto nove Grammy Award e sono tra i pochi a essersi esibiti in tutti i continenti del mondo. Questa uscita vi parlo di loro perché, non sono i soli in realtà ma avrò modo di raccontarvelo nel corso del nostro viaggio, hanno ceduto più volte al fascino di colui che è annoverato tra i maggiori scrittori di letteratura horror: Howard Phillips Lovecraft.
Tra i capostipiti del genere weird, narrativa che tende ad allontanarsi dagli stereotipi di horror, gotico e sovrannaturale, cercando di stupire attraverso originalità e sovversione, la parte centrale della produzione di Lovecraft è senza dubbio rappresentata da il ciclo di Cthulhu.
E proprio a questo attingono i Metallica, prima con un omaggio strumentale del 1984. Nell’album Ride the Lightning l’ottava traccia è quella di The Call of Ktulu, titolo che rappresenta un tributo a The Call of Cthulhu. La variazione/storpiatura del nome è voluta.
Il brano ha una durata di 8:54 ed è un crescendo ipnotico e ossessivo, un richiamo oscuro e pericoloso che ben si sposa con le atmosfere create da Lovecraft nei suoi racconti. L’esecuzione è strutturata in più parti. Ansia e tensione salgono per esplodere verso il minuto e 50 e procedere in diverse variazioni; in chiusura si riprende il movimento iniziale per riservare poi un finale in crescendo.
Un secondo omaggio alle atmosfere lovecraftiane, anche qui, più nelle suggestioni che nelle citazioni vere e proprie, c’è in Master of Puppets del 1986. Il testo di The Thing That Should Not Be suggerisce riferimenti a racconti come L’ombra su Innsmouth e Il richiamo di Cthulhu.
L’intero testo è suggestivo, ma ci sono dei passaggi significativi, come questo:
“Insanity
He watches
Lurking beneath the sea
Great old one
Forbidden site
He searches
Hunter of the shadows is rising
Immortal
In madness you dwell
Crawling chaos, underground
Cult has summoned, twisted sound
Out from ruins once possessed
Fallen city, living death
Fearless wretch..”
Della durata di 6:36, il brano ha un’introduzione inquieta che, insieme a un’aura misteriosa, perdura nel corso dell’intera esecuzione.
Che ve ne pare?
Stavolta, ho voluto mettermi all’ascolto attento di due brani (vi invito a fare lo stesso, se volete scoprire e lasciarvi trascinare, a vostra volta, dalle suggestioni) giocando tra “muto” e cantato.
La paura e l’orrore vivono nella suggestione che si è in grado di scatenare nella mente e nell’animo dell’ascoltatore. La musica è da sempre un veicolo potente ed è interessante sentire come nei vari passaggi la melodia faccia da colonna sonora impetuosa a un “silenzio” ispirato dall’assenza di parole.
Ho messo a confronto un brano strumentale e un brano cantato, proprio per sottolineare come, in questo caso le suggestioni evocate dai racconti di Lovecraft, anche nel “silenzio” degli strumenti, si raccontino in modo chiaro attraverso la reinterpretazione ed esecuzione tormentata e misteriosa dei Metallica.
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