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LA STANZA DEI GIOCHI


foto e testo di Max Chianese

Albert 905076 stava rimettendo in ordine i vari file presenti nel suo Mac, ogni giorno dedicava del tempo a riordinare il materiale che aveva prodotto in anni di lavoro, vita privata e nel suo tempo libero.

Fu su un suono a staccarlo da quei pensieri, la sua sveglia.

Erano arrivate le cinque e aveva un appuntamento tra meno di un’ora.

Non sapeva chi sarebbe entrato con lui nella stanza, neanche se fosse stato uomo o donna, sapeva una sola cosa, non avrebbe mai visto il volto dell’altra persona.

Come preferenza aveva messo donna nel questionario, ma sapeva che era un algoritmo a scegliere età, sesso e provenienza di chi l’avrebbe accompagnato.

Albert aveva sempre considerato le donne, salvo pochissime eccezioni, come esseri più interessanti e affini a lui, rispetto agli uomini. Si riconosceva di più nelle fragilità femminili che in quelle maschili, questo gli era accaduto sin da bambino.

Aveva scoperto “la stanza dei giochi” da circa da un anno e oramai non poteva farne più a meno.

La Whitech Corporation aveva aperto una filiale anche a Milano, la sede era imponente, un tempo era stata la sede del cinema Anteo, detta “Palazzo del Cinema", una realtà che nel 2050 si ricordavano in pochi.

I cinema avevano avuto il loro momento di massimo splendore tra il 1960 e il 1970, poi alti e bassi, fino a quando il secondo governo Schlein mise al bando tutte le sale cinematografiche, dichiarandole illegali e così favorendo tutto il mercato delle varie piattaforme, su cui lei aveva dichiarati interessi.

La sede gloriosa dell’Anteo si era trasformata velocemente in un ristorante vegano self service, diventando poi un centro d’ascolto per pensionati e disabili ed infine era stato acquisito dalla Whitech.

La società aveva capitali tedeschi, americani e irlandesi, anche se molti pensavano che ci fossero anche interessi russi, ma non fu mai provato. Questa ipotesi venne fatta dal giornalista Bjorn 415523 in un articolo che fu censurato in molti paesi.

Bjorn ipotizzava che durante le sessioni praticate all’interno della sala si facesse una sorta di condizionamento nella mente dei loro clienti e che le scansioni cerebrali fatte fossero vendute sul mercato nero, naturalmente qualsiasi cosa illegale o pericolosa che veniva messa sul mercato si pensava subito, dopo decenni di condizionamento mediatico, che fosse opera dei russi.

Non fu mai provato, ma tanto sui media le balle erano all’ordine del giorno.

La Whitech aveva aperto le sue filiali prima in Asia e Africa, poi nelle Americhe e infine in Europa.

Milano fu la prima sede europea.

Quando Albert entrò la prima volta era abbastanza all’oscuro di tutto, gli era semplicemente arrivato un messaggio sul cellulare che diceva:

 

“Vuoi giocare con me?”

 

E subito dopo un secondo messaggio “Servono tre ore, mandami conferma”.

Era stata attivata la funzione "nascondi numero", ma doveva essere qualcuno che conosceva, il suo numero era criptato e non era recuperabile da nessuno che non lo conoscesse.

Ma chi poteva essere?

Albert rispose in modo diretto e conciso: “Confermo. Dove?”

Nella risposta c’era segnato orario e indirizzo.

Quando arrivò fu fatto aspettare nell’atrio da solo per circa 10 minuti, poi comparve Elena, un ologramma che si materializzò davanti a lui.

 

“Grazie di essere arrivato fino qua, in quell’armadietto può trovare i cambi da indossare e la maschera che la tutela per la privacy, sia lei che il suo “invitante”.

Le spiego che cosa accadrà.

Una volta entrato nella stanza lei verrà collegato a delle connessioni emotive, sono delle fibre ottiche che le saranno applicate in varie parti del corpo e che la collegheranno in uno stato emotivo con la persona che l’ha voluta qua.

Lei non saprà mai di chi si tratta, potrà solo vedere i suoi occhi. Tutto il resto sarà coperto come lei, da una maschera e dal costume.

Del volto vedrete solo gli occhi, non altro.

La stanza ha una musica talmente forte che potete parlare quanto volete ma l’altra o altro non sarà in grado di sentirvi.

La stanza produce delle endorfine che vi porteranno in uno stato totale di rilassatezza e pace.

L’unica parte libera e visibile del vostro corpo, oltre agli occhi, saranno le mani.

Nella mano sinistra avrete una sfera, è l’interruttore, fa interrompere la sessione se non vi trovate a vostro agio, se non vi sentite bene lei lo rileva e tutto si blocca e uscite dalla stanza, l’altra mano la dovete stringere all’altra persona presente nella stanza.

In questa prima sessione siete stati invitati, non saprete mai da chi, dalla seconda sessione in poi, se decidete di pagare il nostro canone annuale deciderà l’algoritmo con chi accoppiarvi.”

 

Albert accettò, firmò le varie liberatorie che sollevavano la Whitech da morte improvvisa e vari danni cerebrali ed entrò.

Appena entrato vide l’altra persona davanti a lui, mascherata e coperta dallo stesso e identico costume che indossava lui.

La prima parte della sessione era restare seduti uno davanti all’altro.

Guardare occhi negli occhi un’altra persona per un tempo indefinito è una delle cose più semplici che il genere umano abbia partorito, ma nessuno aveva mai indagato le reali conseguenze che un semplice atto comportasse.

Molti anni prima era una pratica che si faceva in sedute di yoga e in alcune classi di recitazione, ma era più un esercizio di training che altro, poco era stato studiato delle sue vere implicazioni.

Albert non fu in grado di definire quanto tempo rimanessero davanti l’uno all’altra, era sicuro che quelli fossero occhi di una donna.

Le endorfine rilasciate gli fecero percepire che fossero passate 18 ore, ma in realtà furono circa 20 minuti.

18 ore passate a guardare solo gli occhi di un’altra persona sono un tempo infinito, un’esperienza devastante e stravolgente.

Poi i due, dopo quegli effettivi venti minuti si toccarono le mani.

Fu come una scossa.

Albert non era avvezzo a tenere la mano di un’altra persona, anzi era infastidito quando vedeva due persone farlo, non si era mai spiegato il perché.

Si ricordava con molta chiarezza uno dei pochi abbracci che si era scambiato con sua madre, nel momento del distacco gli venne da chiedersi come mai i due non si fossero mai abbracciati prima, ma sua madre era come lui, aveva sempre avuto paura dei sentimenti.

Ora stava stringendo quella mano e capiva che il mondo era semplice, fatto di persone, di mani e di occhi e a lui sarebbe bastato quello per essere felice.

Col suo lavoro aveva inseguito la ricchezza, anzi il lusso per tutta la vita e in alcuni istanti lo aveva anche raggiunto, hotel cinque stelle, spiagge da favola, yacht, aveva visitato luoghi meravigliosi, mari che brillavano come piscine, tramonti da cartolina, ma tutto questo non lo aveva minimamente avvicinato alla parola felicità.

Le endorfine si liberarono ancora di più nella stanza e i due provarono una rilassatezza mai sentita prima.

Anche qui passò un tempo indefinito, in totale la sessione durava un’ora, tutti i loro sensi percepirono un tempo più vicino alle 24 ore.

Poi arrivò la voce dell’ologramma che comparve nella stanza.

“La seduta è finita, adesso avete la possibilità di scrivere due righe su questo tablet, verranno tradotte e inviate all’altra persona nella sua lingua”.

Albert scrisse semplicemente “Grazie, la mia vita cambierà”, mentre l’altra scrisse “A me piace leggere” e poi un indirizzo di posta elettronica.

L’uomo arrivò a casa, guardò lesse quel messaggio per centinaia di volte e da quel giorno iniziò a scrivere.

La scrittura era sempre stata una sua passione, ma non l’aveva mai coltivata veramente, adesso aveva un senso per lui scrivere, sapeva che c’era chi avrebbe letto ciò che lui scriveva.

L’importanza di avere dei lettori o anche un solo unico lettore è ciò di cui ognuno di noi ha bisogno, qualcuno che ci ascolti veramente e la libertà di dire qualsiasi cosa, il resto sono balle.

Nei suoi romanzi Albert metteva un po' di tutto, il dolore per la madre scomparsa, la storia di una donna che guidava le gru, episodi della sua vita romanzati e tutto ciò che in qualche modo aveva attraversato, nel bene o nel male.

Aveva un solo obiettivo, raccontare la sua verità, l’unica che conosceva, senza nessuna paura.

E sapeva che dall’altra parte, qualcuno era interessato a lui.

 

Albert arrivò alle 18 esatte alla Whitech, puntuale come sempre né prima né dopo.

Non sapeva chi sarebbe entrato con lui nella stanza, neanche se fosse stato uomo o donna, sapeva una sola cosa, non avrebbe mai visto il volto dell’altra persona.

Ma di una cosa era certo: lo aspettava la più grande avventura della sua vita.

Incontrare un altro essere umano.

 

6 commenti

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6 comentários


Membro desconhecido
05 de ago.

Mentre lo leggevo ascoltavo la colonna sonora di StarCraft, per immaginarmi meglio un futuro "fantascientifico", ma anche plausibile! :D

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Membro desconhecido
07 de ago.
Respondendo a

Grazie Dario sono contento ti sia piaciuto, un caro abbraccio e buone vacanze!

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Membro desconhecido
04 de ago.

Quando leggi "Il secondo governo Schlein" capisci che è una storia incredibile.... Altro scritto ben pensato bravo Albert....Ops.... Max!

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Membro desconhecido
04 de ago.
Respondendo a

Intendevo Benito Schlein il figlio adottivo di Elly.

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Membro desconhecido
04 de ago.

Fantasioso, ma non molto lontano dalla nostra realtà gestita da algoritmi e amicizie virtuali.

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Membro desconhecido
05 de ago.
Respondendo a

Siamo già in questa realtà e forse siamo tutti degli algoritmi.

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