Bassa Bretagna VII Secolo Dopo Cristo
«Straniero senza re,
carne di capra, beeh!»
Così si erano conosciuti Eoghan e Aisling, una bambina di Plouhinek, mentre lo canzonava con una strofetta che erano soliti cantare i bambini del villaggio all’arrivo di forestieri.
Eoghan era giunto in quella contrada per lavorare. La sua famiglia era povera e in cerca di miglior fortuna. Egli, seppur molto giovane, non si spiegava come i suoi genitori pensassero di cercarla proprio laggiù, in quella località situata sul mare. Nei dintorni poteva scorgere solo brughiera desolata, piccole abetaie e spazi non sufficienti per allevare bovini o suini. Il luogo sembrava possedere solo grandi pietre, bastanti a costruire un’intera città.
Mentre procedeva lungo la sponda del torrente che attraversava il paese, l’unica cosa che lo distoglieva dai pensieri divertendolo un po’, era l’espressione simpatica e dispettosa della bambina che lo prendeva in giro mentre camminava. Per il resto, a dispetto dei sogni del padre:
«Mi basta poter mettere tutti gli anni un maialetto in salamoia, mangiare a volontà pane nero e comprare ogni anno un paio di zoccoli nuovi per tutti noi.»
Eoghan restava pessimista riguardo al futuro.
Insieme alla famiglia, iniziò a lavorare in un podere, ma ciò che egli temeva si avverò.
Di fortuna ne ebbero molto poca, poiché quello che guadagnavano con il sudore della fronte permetteva loro solo di sopravvivere alla bell’e meglio.
Il padrone del podere, nei giorni festa, faceva cuocere sanguinaccio e zuppa di frumento con il miele ed Eoghan, come agli altri lavoranti, non potevano far altro che annusarne il profumo sprigionato dal focolare della cucina della casa padronale.
Aisling, tutte le volte che lo incontrava, lo stuzzicava con la strofetta composta dagli abitanti del villaggio. Lui, però, non se ne dispiaceva, anzi, quanto più cresceva, tanto più aumentava la simpatia e l’interesse per quella ragazzina poco più giovane di lui.
Un giorno se la ritrovò al fianco di ritorno dalla campagna.
«Ti interessano delle conchiglie?» gli domandò a bruciapelo.
«Alle capre non interessano le conchiglie!» rispose lui con un sorrisetto ironico.
«Ahahah! Dici il vero, ma forse potrebbero voler leccare il sale che è rimasto sopra il guscio» lo canzonò lei, sventolandogli un paio di conchiglie davanti al viso.
«Belle! Fa vedere!» disse lui afferrandole il polso.
«Giù le mani, sono preziose! Ho impiegato tutta la mattina sulla battigia per trovarle e raccoglierle. Le terrò io. Tu puoi guardarle, ma non toccarle!»
«D’accordo» acconsentì Eoghan divertito.
Aisling, con il suo fare impertinente, lo metteva sempre di buon umore.
«Sono stupende, davvero…» osservò Eoghan sinceramente colpito dalla bellezza delle conchiglie.
«Sembrano dei gioielli, vero? La madreperla al sole riflette mille colori… Sono in vendita! Ne vuoi una?» chiese la ragazzina.
«In vendita? Oh, qualsiasi sia il prezzo, non posso comprarle…» rispose lui, distogliendo lo sguardo e, mentre un’ombra gli offuscava il viso, riprese a camminare.
«Un momento… non sono necessari denari, potresti darmi qualcosa in cambio» propose lei inseguendolo.
«In cambio? E cosa potrei darti in cambio, eh?» si stupì fermandosi e allargando le braccia, come a voler sottolineare le misere condizioni di nullatenente, proprietario solo degli abiti sudici e logori dalla fatica del lavoro nei campi.
«Fedeltà e lealtà!» rispose lei d’improvviso e serissima in volto.
Eoghan, socchiuse gli occhi scrutandola in cerca di qualche traccia di scherno. Dopo un primo momento di sorpresa, dovuto al piglio solenne sul viso della ragazzina, scoppiò in un’allegra risata:
«Ahahah! Sembra la richiesta di una regina a un suddito!»
«No, non sono una regina, sono solo una ragazza con un segreto» rivelò Aisling avvicinandosi e abbassando il tono di voce, quasi che qualcuno potesse udirli nella desolazione della brughiera.
Eoghan a quel punto cominciò a incuriosirsi:
«Un segreto? Che segreto?»
«Vuoi le conchiglie o no?» chiese perentoria la fanciulla, in risposta alla sua domanda.
«Le …le conchiglie? Beh… sì, le voglio! … »
«Sei disposto a donarmi in cambio la tua fedeltà e la tua lealtà?»
«Sì…va bene…»
«Allora, domani mattina presto, prima ancora che la bruma si dissolva, fatti trovare nella grande brughiera alle spalle del villaggio, proprio dove c’è la fila di pietre lunghe e alte piantate nel terreno e ti rivelerò il mio segreto» sussurrò aprendogli il palmo della mano per lasciar cadere al suo interno le conchiglie.
«A domani!» disse poi correndo via, lasciandolo frastornato in mezzo alla campagna.
All’alba del giorno dopo Eoghan, sdraiato nel suo pagliericcio, fingeva di contorcersi dai dolori di pancia.
«Resta a casa per oggi, figliolo, ma rammenta… nessuno di noi andrà nel granaio a spulare il grano. Il compito era stato assegnato a te! Quando ti sarai rimesso lavorerai giorno e notte per portarlo a termine, intesi?» lo apostrofò il padre, un po’ contrariato.
Eoghan mugugnò qualcosa in segno di assenso e si rigirò nel giaciglio.
Una volta usciti di casa padre, madre e fratelli, balzò in piedi e cercò qualcosa da mangiare, senza trovare nulla poiché la madre aveva portato con sé il tozzo di pane destinato a lui.
Con i dolori di pancia era meglio che restasse a digiuno, questo era stato il pensiero della madre, quindi aveva portato con sé la sua razione di cibo per distribuirla agli altri figli durante il giorno.
Rassegnato e con veri crampi allo stomaco per la fame, uscì dalla porticina sul retro della casa e corse verso la grande brughiera.
Mentre correva, si domandava cosa mai lo avesse spinto ad accettare la richiesta di Aisling. Poteva tenersi le conchiglie e non darle più retta. A quest’ora avrebbe avuto qualcosa nello stomaco e non avrebbe dovuto ammazzarsi di fatica nei giorni seguenti per rimediare all’assenza di quel giorno, si diceva.
La verità era che moriva dalla curiosità. Aveva percepito qualcosa di solenne e misterioso nelle parole e negli sguardi della ragazzina, qualcosa che non sapeva spiegarsi in che modo, ma che lo riguardava da molto vicino.
“Che avesse a che fare con il suo destino?” si domandò, una volta giunto sul luogo dell’appuntamento.
«Che hai, ti duole lo stomaco? Tieni prendi una mela selvatica» lo sorprese la ragazza sbucando dal nulla mentre lui ancora ansimante per la corsa si massaggiava lo stomaco.
«Oh, grazie! …» disse, riconoscente, addentando la mela.
«Hai fame vedo, ne ho altre, tieni!»
Eoghan non se lo fece ripetere due volte e addentò una seconda mela. Terminata la terza mela, finalmente sazio, le domandò:
«Dunque, perché siamo qui? Qual è questo tuo gran segreto?»
«Sono io il suo segreto. E da oggi sarò anche il tuo!» rispose una voce proveniente da dietro una delle grandi pietre erette e conficcate nel terreno.
Eoghan restò in attesa, scrutando tra la lieve bruma che ancora ammantava il luogo, finché da dietro una delle pietre erette sbucò una donna. Aveva i capelli biondi divisi in tre trecce: due legate sopra il capo, la terza che le ricadeva sul dorso, fino a sfiorare le caviglie. La fronte bianca era solcata da sopracciglia nere come la pece. Delicate ciglia scure ombreggiavano metà del viso fino alle guance, le labbra sembravano adorne di rosso scarlatto. Indossava un mantello variegato trattenuto da un fermaglio d’oro, una tunica col cappuccio dai ricami rossi e sandali con fibbie d’oro.
«Il mio nome è Fidelma, sono una druidessa. Nel vischio ho letto il vostro destino. Siete qui per portarlo a compimento!» proclamò la donna avvicinandosi di qualche passo.
«Nessuno dovrà sapere di me, né di ciò che vi dirò oggi» aggiunse sotto lo sguardo sbalordito del giovane che, ammaliato da quella visione, non riusciva a toglierle gli occhi da dosso.
«Il mondo è governato dalle grandi leggi del cielo ed io ho il potere di comprenderle. Per Armonica e Agorat, la Terra sul mare e la Terra della foresta, voi combatterete come fratelli guerrieri… fianco a fianco, ora e nei secoli a venire. Oggi stesso lascerete le vostre famiglie e vi recherete insieme al veggente che vi istruirà alle battaglie. Nei decenni a venire i bardi canteranno la vostra gloria, che resterà nella memoria di tutto il popolo celtico, nei secoli. Le rune hanno parlato:
“Nella vita attuale e nelle successive in cui la vostra anima si reincarnerà, combatterete l’uno al fianco dell’altro e sarete alla pari, il tuo vigore e la tua forza saranno intrecciati indissolubilmente alla costanza e il coraggio di Aisling, come a forgiare un’unica e potente spada a difesa della libertà.”
Rammentate… come fratello e sorella fino al compimento del vostro destino che avverrà tra molte vite da oggi.»
Così dicendo la druidessa si eclissò scomparendo di nuovo dietro la pietra.
Neanche il tempo di riprendersi dallo stupore che i giovani si sentirono chiamare per nome da una voce profonda e maschile alle loro spalle.
Si voltarono e si trovarono di fronte un veggente dai capelli bianchi illuminati dalle prime luci dell’alba:
«Avete sentito la profezia di Fidelma! Dovete seguirmi! Io penserò a voi, al vostro sostentamento, avrete cibo e un posto caldo per dormire e vi istruirò all’arte del guerriero. Non potete sfuggire al vostro destino, lo sapete anche voi. Coraggio, venite con me!»
Eoghan e Aisling, andarono incontro al loro destino. Vissero diversi anni nella favolosa foresta di Brocéliande, con Rovan il vecchio veggente, tra faggi e querce secolari, allenandosi alla battaglia, accuditi e vegliati dal vecchio.
«Vuoi un po’ di sidro?» sussurrò Aisling a Eoghan con un sorriso beffardo, mentre si affrontavano in una delle piccole radure che punteggiavano la foresta di Brocèliande.
Benché ancora giovani, la loro fama di guerrieri valorosi si era già diffusa in tutta la Bretagna, soprattutto dopo l’eco delle loro gesta compiute nell’ultima grande battaglia contro i Sassoni.
Eoghan e Aisling si guardavano negli occhi prima di cominciare uno dei tanti duelli che costellavano il rapporto di fratelli d’arme, di complici e di inossidabile, nonché predestinata, coppia guerriera.
I loro duelli non erano fatti solo di spade e pugnali, ma anche di parole e sottili allusioni che colpivano più delle lance infrante sui tronchi degli alberi al limitare della radura. Momenti ideali, per dirsi ciò che pensavano l’uno dell’altro, cercando di dissimulare, per quanto riuscivano, i loro reali e reciproci sentimenti.
«E dove ce l’hai, in mezzo al seno?» rispose lui, con la stessa espressione ridacchiante disegnata sul volto.
Aisling lo allontanò stizzita da sé con uno strattone e lo incalzò con vibranti colpi di spada.
«Credi di sapere ogni cosa di me, eh?» domandò Aisling.
«Forse no, ma di certo, so che non puoi avere del sidro, condividiamo lo stesso tetto, ricordi?» la irrise il giovane guerriero.
In risposta lei lo fece sbilanciare con un forte fendente e un successivo colpo di scudo calato su una sua recente ferita alla spalla. Il dolere fu forte, Eoghan emise un gemito, ma ritrovò l’equilibrio riprendendo a combattere.
«Che ne sai di che succede la notte nella nostra dimora, tu che giaci dormiente come un fanciullo sfinito dai giochi?».
«Ahahah! Mi vuoi far credere di essere uscita senza di me, di notte, per cavalcare attraverso il bosco fino alla locanda?» la provocò lui, incalzandola con la spada, sottolineando gesti e parole con un sorrisetto beffardo e sottile.
«Naturale, che ti credevi? Di essere l’unico in grado di compiere queste grandi imprese?»
Il sudore e la fatica del duello nel quale nessuno dei due si risparmiava, erano mitigati dalle battute salaci e dai sorrisi dei due guerrieri. In gioco non vi era solo una prova di abilità e di forza. I poderosi e irresistibili colpi di spada e scudo che si scambiavano, sottintendevano ciò che i loro animi non avevano mai apertamente espresso, ma che nessuno dei due aveva messo in dubbio neppure per un attimo. I duelli erano una sorta di danza di guerra, che alternava durezza e affetto sullo sfondo di sentimenti che rafforzavano la loro intimità e complicità guerriera.
Aisling, con un cenno impercettibile della spada e degli occhi, invitò Eoghan ad avvicinarsi e lui acconsentì. Si abbrancarono, simulando uno scontro molto ravvicinato. Era ciò di cui entrambi avevano bisogno. Corpi avvinghiati l’un l’altro e orecchie a portata di voce, quasi a non voler far ascoltare alla foresta le loro parole.
«Arrenditi, carne di capra» sussurrò Aisling nell’orecchio dell’amico. Risero entrambi al ricordo della strofetta canzonatoria dei bambini del villaggio, mollando la presa e mettendo fine al duello. Poi tornarono seri all’improvviso, scambiandosi sguardi intensi, per poi distogliere in fretta gli occhi nel ricordare il monito della druidessa:
“Combatterete l’uno al fianco dell’altro come fratello e sorella fino al compimento del vostro destino che avverrà tra molte vite da oggi!” la regola non scritta che li legava... Continua a leggere qui
Lettura avvincente fino all'ultima riga
Racconto appassionante e originale
Se ne potrebbe fare un film...!!!🌹🌹❤️
Le Rune del Destino: non mi stupisce che questo racconto sia stato premiato: avventura, romanticismo, il destino che prende per mano i protagonisti...e una scrittura accattivante. Brava!