di Maria Grazia Porceddu
E oggi, lasciamoci trascinare dall’Onda lunga dei Mastodon e di Leviathan.
Il concept album, secondo lavoro discografico della band sludge metal statunitense, è basato sul racconto di Herman Melville, Moby Dick. Considerato, alternativamente, da critica e pubblico, tra i loro album migliori, o tra quelli non memorabili ma comunque significativi, è stato pubblicato nel 2004. Al di là dei pareri discordanti, sta di fatto che nel 2017 la rivista Rolling Stone lo ha collocato alla quarantesima posizione dei 100 migliori album metal di tutti i tempi.
Dieci le tracce: Blood and Thunder, I am Ahab, Seabeast, Island, Iron Tusk, Megalodon, Naked Burn, Aqua Dementia, Hearts Alive e Joseph Merrick. Per una durata di 46:48.
L’omaggio a Melville inizia dalla copertina dove campeggia l’enorme cetaceo, la balena bianca, incarnazione del male, del Leviatano appunto, il mostro protagonista dell’intero album. Come nei casi precedenti, non vi è una narrazione fedele del romanzo, ovviamente impossibile, ma vi sono certamente toni e tematiche che riverberano, attraverso suoni soffici e cullanti o vere e proprie tempeste sonore, in testi profondi e colti.
Moby Dick, romanzo del 1851, scritto da Herman Melville, è considerato un capolavoro della cosiddetta American Renaissance. La storia, nota a i più, racconta, attraverso il marinaio Ismaele, le vicende del capitano Achab, a caccia di balene e capodogli, e in particolare dell’enorme balena bianca che dà il titolo al romanzo, verso la quale nutre una smisurata sete di vendetta. Il romanzo offre numerose occasioni di riflessioni scientifiche, filosofiche, religiose e artistiche. Una storia di avventura tra i mari, dove l’immenso oceano, con i suoi mostri e le sue profondità, si erge maestoso davanti alla fragilità umana, fino alla tragedia finale.
L’album comincia con la tagliente Blood and Thunder, dove nei versi, “The fight for this fish is a fight to the death Withe whale Holy grail”, viene sottolineata la veemenza della lotta fino alla morte con la “white while”, la balena bianca. Il racconto musicale continua omaggiando, a tratti in maniera più evidente come nel titolo del pezzo successivo I am Ahab o in Seabeast (un brano dedicato alla “Bestia del mare”, Moby Dick) con il riferimento diretto a Queequeg, personaggio del romanzo che diventa amico di Ismaele (Dear Mr. Queequeg You have been informed your life’s been saved), in altre più ispirata, nel descrivere la disperata lotta tra un uomo accecato di vendetta e l’enorme balena bianca, colpevole di avergli portato via una gamba, ma che pur deve difendersi dalla furia umana. Le varie tracce sono musicalmente tormentate, possenti, caotiche, o in contrasto più fluide e armoniose. Megalodon è un altro interessante tributo all’universo dei mostri marini e in particolare del megalodonte, un gigantesco squalo preistorico dai denti enormi.
“Myth or legend
Nymph tales washed ashore
Near the Kraken sleepeth
Stirs coral and bone
Infinite city
No sexy sneer
Hideous creation
Human and animal
Banter songs of rudeness
To be adhered
Not on rocks that glisten
Harps to listen
Comb hair
Tear right to pieces
[...]”
L’album si conclude con un brano strumentale, dal titolo Joseph Merrick e riferito al Merrick noto come l’Uomo Elefante a causa della rara malattia che ne deformava il fisico, contemporaneo di Melville.
Che ne pensate?
Conoscete i Mastodon?
Avete letto il romanzo di Melville?
Vi aspetto, come sempre, nei commenti…
E fino al prossimo martedì di Onda lunga… Stay rock and metal!
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