Continuava ad ansimare, un po’ per lo sforzo che stava facendo e un po’ per la sua asma che all’improvviso lo assaliva. Intanto il sole spaccava i grattacieli di Dudelange al punto che i suoi riflessi creavano strane geometrie sul cemento.
Matt si alzava sempre all’alba e poi andava a fare jogging e quel giorno il bagliore dei raggi gli mostrò il percorso.
Intanto a Giuba, dall’altra parte del mondo, un uomo di nome John si alzava con molta calma dal suo letto di cartone che si portava dietro ogni giorno.
L’afa lo aveva svegliato più volte e il sonno era stato decisamente turbolento, ma accolse quel nuovo giorno con un sorriso più grande del solito. “Stava accadendo veramente?” chiese a sé stesso.
Per loro quella sarebbe stata una giornata speciale. Tutti e due sarebbero diventati nonni, ma non sapevano che ci sarebbe stato anche dell’altro.
La mattina di entrambi stava nascendo in un silenzio quasi irreale, da fine del mondo, e così John, dopo essersi stiracchiato come un gatto siamese di duecento anni, iniziò a camminare.
Nei pensieri dei due uomini, era svanito il luogo dove si trovavano, c’era solo l’immagine delle loro due figlie, le donne che avevano amato di più nelle loro vite.
Matt aveva 65 anni, mentre John ne aveva meno di 40.
Chi dei due era stato più fortunato? Un nonno in età da nonno o un uomo appena diventato uomo?
Le loro due mogli non c’erano più da anni.
Mentre Matt era stato travolto dal dolore di un abbandono incomprensibile, John era stato marchiato a vita dai graffi indelebili della morte, un’epidemia di colera si era abbattuta nel Sud Sudan, come se anni di guerre non fossero stati sufficienti.
Entrambi erano stati privati del loro amore, ma in modi così diversi da sembrare quasi inconciliabili.
Nello stesso istante a migliaia di chilometri di distanza un turbinio di ricordi li riportò a quando erano diventati loro padri e le loro vite erano cambiate per sempre.
Matt era abituato a tenere tutto sotto controllo, a non badare a spese e aveva organizzato la nascita di sua figlia con la stessa precisione che metteva nel suo lavoro di architetto, cercando di prevedere ogni minimo dettaglio.
Il suo attico, trasformato in una sala parto privata.
Un'intera equipe medica, un chirurgo un'anestesista e due ostetriche erano a sua disposizione per far sì che tutto andasse nel migliore dei modi possibili e fu così che il mondo accolse la piccola Nell.
La nascita di Rose invece, la figlia di John fu avvolta da un'ombra di segretezza. La famiglia della ragazza, infastidita dalla giovane età in cui sarebbe diventata madre, lo aveva escluso completamente. Non c'era stata alcuna celebrazione, nessun momento di condivisione.
Aveva visto la bambina solo alcuni giorni dopo e passando ore di attesa prima che lo invitassero ad entrare in casa.
Però nonostante le circostanze diverse in cui erano nate le loro figlie, entrambi avevano dimostrato di essere padri amorevoli e dediti.
Dopo circa tre ore di strada John si ritrovò ai piedi del suo antico guardiano, il baobab che la tribù gli aveva affidato fin dalla tenera età. Quel colosso di legno, che ora svettava verso il cielo, era stato il testimone muto della sua intera vita. Gli altri abitanti del villaggio lo aspettavano per il rito sacro che precedeva ogni nascita.
Matt si era fermato, aveva spinto negli ultimi 300 metri e col cuore in gola era arrivato all’ospedale Mayrisch, il più importante di tutto il Lussemburgo.
La facciata era imponente, un luogo che aveva già visitato svariate volte, ma gli sembrò totalmente diverso in quel giorno.
Era in anticipo, così decise di farsi una passeggiata nel parco che lo circondava. E così lo vide.
Un gigantesco faggio.
Fu come una forza misteriosa ad attirare l’uomo verso quell’albero, le sue mani si posarono sulla corteccia rugosa e una scarica elettrica gli percorse il corpo, lasciandolo attonito.
Nelle sue orecchie sentì come una voce sussurrata, parole che non comprendeva. E poi come un flash e ognuno dei due uomini vide il volto dell’altro.
Ma come spesso accade nei momenti magici della vita, qualcosa di terreno affiora nel buio: sul cellulare di Matt il bip di un messaggio che lo strappò a quel sogno soprannaturale.
Arrivava dal marito della figlia “Vieni subito, sta nascendo”.
E così l’uomo ricominciò a correre, come un matto, sapeva benissimo la strada per arrivare dalla figlia.
Intanto John era rimasto in silenzio, non aveva mai avuto una visione così reale nella sua vita: “Chi era quell’uomo bianco e perché lo aveva visto?”
Le due donne partorirono nello stesso istante.
Due bambine splendide vennero alla luce, i loro due cuori iniziarono a battere all'unisono, due anime si preparavano a danzare nel grande teatro della vita. Eppure, la loro nascita avveniva in circostanze così diverse, un contrasto che rendeva il loro legame ancora più profondo e misterioso.
Matt e John non si incontrarono mai nel mondo reale, ma i loro spiriti si intrecciarono in un sogno ricorrente. In quel sogno, due bambine, mano nella mano, esploravano un bosco incantato pieno di alberi di ogni tipo.
Avvolte nella luce, c’era solo una frase che riuscivano a capire, una voce sussurrata che diceva: "Ognuno ha un suo albero, questa vita ti è stata data per poterlo trovare. Ognuno ha un suo albero”.
Molto bello, come tutti i tuoi racconti.