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PARSIFAL


un uomo con un sacco dell'immondizia
foto e testo di Max Chianese

Da bambino, ma forse ero già un ragazzo, nella mia cameretta avevo il poster di un puma.

Questo animale mi ha sempre affascinato.

Non è un leone, né una tigre e neanche un leopardo con i suoi 65 km orari in due secondi da fermo, una velocità folle da immaginare.

Il puma non appare nelle copertine, non ha un segno zodiacale, non ha allevato Mowgli e non è neanche un cartone animato che fa wrestling. Il puma è il puma.

Il suo nome arriva dalla lingua quecha, quella parlata dai maya e viene definito un animale solitario, un po’ come ero io da ragazzo (adesso è un lusso che non mi posso più permettere).

E’ un predatore che caccia tutti i tipi di mammiferi, ma è anche timido come animale, difficilmente si trova dove ci sono insediamenti umani.

Naturalmente appartiene ai felini, una specie abbastanza folle, come lo sono i gatti, esseri misteriosi il cui affetto è indecifrabile e nello stesso modo la loro assurda attitudine nel voler giocare anche da adulti e poi da molto adulti.

Chissà quanto influisce nella nostra vita il poster che avevamo sopra le nostre teste quando eravamo ragazzi, io penso che lo faccia.

Dopo negli anni ho aggiunto altri poster nella mia camera, legati alla mia più grande passione: il cinema.

Esisteva un posto, vicino alla stazione centrale di Milano, che vendeva solo poster di cinema, ne comprai parecchi, per me era un luogo magico.

Tra tutti i poster ricordo di aver comprato quello di uno dei miei film preferiti.


EXCALIBUR

John Boorman è uno dei più sottovalutati registi della storia del cinema, per questo è tra i miei registi preferiti di sempre. Basterebbe ricordare oltre ad Excalibur altri due film: Un tranquillo weekend di paura e Zardoz, ma ce ne sono molti altri. Mi riprometto spesso di rivedere la sua filmografia, magari questo racconto mi servirà anche a questo, spero lo farà anche qualcun altro.

Excalibur è sicuramente il film più importante in quella fase della mia vita che va dai 13 anni, quando l’ho visto al cinema, almeno fino ai 20 anni.

Ricordo di essere andato al cinema a vederlo molte volte, sempre da solo, non ricordo quante volte, troppo tempo è passato.

Alla rinfusa butto lì altri titoli di film che ho amato tantissimo e hanno significato tanto per me: Birdy, C’era una volta in America, Povere Creature, Joker, Canicola, Nuovomondo, Una calibro 20 per lo specialista, Melancholia, Arancia meccanica, Pulp Fiction, Dogville.

Ce ne saranno anche moltissimi altri, ma al momento mi sono venuti questi…

Ma forse Excalibur ha per me una magia particolare rispetto a tutti questi.

C’era qualcosa di epico nella storia, il desiderio di ogni bambino o ragazzo è in fondo avere una vita avventurosa, piena di imprese da ricordare, questo è quello in cui ho sempre creduto.

Anche oggi.

Nel film si racconta che Artù nacque da un inganno: il padre Uther Pendragon assume le sembianze di un altro uomo per possedere la seducente Igrain, moglie di Gorlois.

Lui capisce che lei non sarà mai la sua donna e allora è disposto a qualsiasi stratagemma, aiutato da Merlino, per poterla possedere.

Questa totale necessità di avere qualcosa di inaccessibile, proibito, vietato, è un desiderio che tutti noi abbiamo.

Ma chi è disposto veramente a fare delle follie per qualcosa che desidera? Ognuno di noi ha una sua risposta, dettata da ciò che la vita gli ha mostrato, nel bene e nel male.

Ricordo che in un altro film di John Boorman un uomo faceva il giro del mondo per andare a sedersi ad un tavolino davanti ad una donna per dichiararle il suo amore.

L’uomo sapeva che la donna le avrebbe detto di no, lo avrebbe rifiutato, ma l’aveva fatto ugualmente, solamente per il fatto di dimostrare alla sua amata che lei esisteva veramente per lui, che era una persona importante, e non solo per lui.

Per il creato.

Uther promette a Merlino suo figlio Artù, che nascerà da quella notte d’amore, dà in cambio suo figlio per quel desiderio.

E’ chiaro che ognuno di noi giudichi questi gesti da persone squilibrate, ma se i fuori di testa fossimo tutti noi che ripetitivamente, con molteplici automatismi di cui non ci rendiamo conto, replichiamo ogni giorno le stesse identiche cose dalla culla alla morte?

Uther è il primo eroe di Excalibur, poi arriva Artù, appunto suo figlio. Lui è il futuro re, il saggio, rende fertili delle terre aride, trova la sua Ginevra (nella vita non basta sognare di essere re, bisogna incontrare anche una regina…), sconfigge in combattimento chiunque, capisce che con un’armata di forti cavalieri ogni impresa gli sarà possibile e fa prosperare il suo regno.

Ma anche lui ha un grosso difetto: non riuscirà mai ad amare veramente Ginevra, l’essere re gli toglie l’amore della sua vita.

Questa condizione è la normalità in cui viviamo noi nella nostra vita terrena.

Pochi giorni fa mi sono ritrovato in Piazza del Duomo e ho iniziato a guardare le persone.

Il Duomo di Milano è stato edificato circa 800 anni fa ed è un ponte verso un passato a noi lontanissimo, sconosciuto.

Oltre ad essere la terza chiesa più grande nel mondo come superficie è anche una meraviglia dal punto di vista architettonico, un vero prodigio dell’ingegno e della creatività umana.

Guardando la gente, ho osservato che nessuno, e dico nessuno, di quelli che passavano accanto al Duomo, lo degnava di uno sguardo, come se fosse scontato.

E’ quello che noi facciamo abitualmente nel corso della nostra vita, dare per scontata la meraviglia che ci circonda.

Chi è genitore giudica in modo severo i propri figli che bramano di avere un qualsiasi gioco e dopo pochi minuti lo abbandonano, ma noi con tempi e dinamiche diverse, non siamo così distanti da loro.

Lancillotto è il terzo eroe della storia.

Come miglior amico di Artù, diventa la sua forza, è il cavaliere invincibile, il più forte di tutti, uno spirito indomito e selvaggio. Va nei boschi per riprendere le sue forze.

Ma anche lui è un eroe imperfetto, si invaghisce di Ginevra e ne diventa l’amante.

Fino al momento in cui prende questa decisione la sua fedeltà verso Artù è innegabile, ma poi qualcosa accade, rompe una sacra amicizia in un modo imperdonabile.

Il suo comportamento è inspiegabile e anche noi a volte commettiamo gesti totalmente senza senso… Perché?

E hai voglia ad andare per anni in analisi a volerteli spiegare…

E poi arriva il quarto ed ultimo protagonista del film, lui è il mio eroe.


PARSIFAL

All’inizio si presenta in modo umile, Parsifal è uno degli scudieri di Lancillotto, che poi viene nominato cavaliere, sarà lui ad andare alla ricerca del Santo Graal, l’impresa più importante di tutta la storia, la farà lui.

La sua è una ricerca senza sosta, implacabile, testarda, contro ogni ragionevolezza, ma alla fine riuscirà a trovare la sacra reliquia.

Come un puma si muove in modo solitario, in terreni impervi, con ostacoli invalicabili, si avventura in una impresa impossibile, destinato a fallire, è un perdente che questa volta vince.

“DA GRANDE voglio essere come lui”, questo pensavo nella mia cameretta. Le ossessioni mi hanno sempre affascinato.

Un giorno qualche anno fa penso di averlo visto di persona.

Parsifal.

La magia è sempre dove non te l’aspetti, qualcuno ha detto.

Da circa otto anni prestavo servizio come volontario per Opera San Francesco andando una volta alla settimana, tutti i lunedì, a dare una mano in una mensa dei poveri di Milano.

Non mi è stato difficile da riconoscere, l’ho visto prima da dietro che camminava, poi l’ho guardato negli occhi e ho capito che era lui, con la sua barba lunga e i suoi occhi stanchi.

In un grande sacco nero di plastica aveva con sé la sua casa, quando mangiava lo appoggiava per terra, guardando solo nel piatto.

La sua passione erano le patate al forno, le facevano molto buone in quel posto.

A distanza di molti metri, dall’altra parte della sala mensa ho iniziato a sussurrare il suo nome: “Parsifal, Parsifal, Parsifal”.

L’uomo ha smesso immediatamente di mangiare, ha alzato lo sguardo con la lentezza ed eleganza che solo i puma hanno nel regno animale e mi ha guardato dritto negli occhi. Poi ha sorriso e nella mia testa ho sentito la sua voce, mentre toccava il suo sacco nero.

“In mezzo a questi vestiti sporchi e maleodoranti, ho il segreto dei segreti di Dio, qui dentro ho il Santo Graal, ma tu non dirlo a nessuno”.

Poi ha abbassato lo sguardo e ha ripreso a mangiare le sue patate al forno.

Sorridendo di tanto in tanto.

Sapeva che l’avevo trovato.


3 commenti

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3 Comments


Unknown member
May 21

Che forte che sei, Max! Fai venire voglia di leggere quello che hai letto e di guardare i film che hai visto. Che narrazione coinvolgente!

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Unknown member
May 05

È proprio vero: “La magia è sempre dove non te l’aspetti”. L’ho capito leggendo i tuoi racconti.

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Unknown member
May 07
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Grazie Antonio!

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