PATATE AL FORNO
- 22 set 2024
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Nel momento in cui Luca aveva visto Carlo gli si era gelato il sangue. Sapeva fin dal principio che quella era una “Possibilità”.
Che prima o poi avrebbe potuto incontrare qualcuno che conosceva in quel posto, ma questo non gli era servito a prepararsi del tutto.
Erano già cinque anni che Luca andava come volontario alla mensa dei poveri di Opera San Francesco di Milano, a prestare servizio, e quella giornata per lui era il giorno migliore della settimana.
A volte lavorava anche la domenica sera per ritagliarsi il lunedì in quel modo e tutto rispettava una rigida routine con poche variabili.
Così quel giorno, il primo dell’inizio della settimana lavorativa del mondo intero e per questo detestato da tutti, per lui era l’opposto, il vero giorno di festa.
Era anche questo un modo per andare controcorrente, per uscire dalla massa, faceva parte del suo carattere.
In fondo anche le vacanze non le aveva mai fatte in agosto, certo molti lavoratori erano obbligati a prendersele nel mese più incasinato dell’estate, dove ogni posto, isole comprese, ti portavano ad uno stato di stress che il giorno in cui tornavi dalle vacanze a vedere la porta di casa quasi ti commuovevi, ma lui aveva fatto sempre le cose in modo diverso.
“Carlo! Come stai?” non riuscì a trovare altre parole.
Ci pensò qualche minuto su cosa dire, aveva paura dell’imbarazzo di quello che un tempo era stato un suo grande amico.
“Luca!” Carlo gli venne incontro con un abbraccio.
La gente in fila era totalmente disinteressata da quel ritrovarsi che erano come comparse sullo sfondo della vera azione.
Il lunedì di solito era fatto da quattro momenti clou:
- la mattina colazione da Gattullo con le favolose brioches francesi al mirtillo, il pranzo non era importante, ma dopo arrivava il secondo momento clou
- cinema al primo spettacolo, quello frequentato solo da anziani un po’ rintronati, poi c’era
- il turno di volontariato e infine cenava seduto con i vari ospiti e si mangiava
- le patate al forno, la specialità della casa, le migliori che avesse mai mangiato.
Carlo era stranamente gioviale e loquace e quella sera i due amici cenarono insieme.
Luca sapeva la storia di quell’uomo, ma non poteva capirla. Non riusciva a farlo.
Sapeva che cosa aveva fatto, ma nessuno, neanche e soprattutto la sua ex moglie Helen, era stato in grado di capirne il motivo.
Luca e Helen di tanto in tanto si sentivano, erano rimasti amici e provava affetto anche per la piccola Sally, la loro unica figlia, una bambina che non vedeva più suo padre da oltre sei anni.
Carlo un giorno era sparito e non si era capito più che fine avesse fatto.
E ora ricompariva qui, a mangiare in questa mensa, come se niente fosse accaduto.
Sui loro vassoi avevano le stesse cose, Luca di solito amava prendere quello che prendeva qualcun altro, non faceva alcuna scelta, e Carlo glielo fece notare.
“Hai preso le mie stesse cose!” gli disse.
“Se seguo il mio gusto finisce che poi mangio sempre la stessa roba”.
“Così non scelgo mai, prendo sempre quello che sceglie l’altro”.
Nella sala si sentiva un vociare crescente, due tavoli dopo il loro una intera famiglia parlava rumorosamente, due figli adolescenti, padre, madre e un altro uomo, che si intuiva non essere il padre.
INT. GIORNO. SALA MENSA DEI POVERI
Luca e Carlo si avvicinano ad un tavolo. I due si siedono, iniziano a mangiare nel loro silenzio, mentre intorno si sente un borbottio costante, poi Luca inizia a parlare.
Luca
Nessuno, ha mai capito perché te ne sei andato.
Carlo continua a mangiare, la sua testa è nel piatto. Poi alza lo sguardo e fissa per un po’ Luca che si ferma a mangiare.
Carlo
Perché devo spiegarlo? A chi interessa veramente?
Luca
A tua figlia, forse, sono sei anni che non ti vede e anche a Helen.
Carlo
Helen non mi amava veramente.
(pausa)
Un giorno mi sono preso una intera giornata di ferie dal lavoro e sono tornato a casa. Era vuota, non c’era nessuno, la bambina era a scuola, mia moglie al lavoro.
Intorno sentiamo due uomini che alzano, la voce, poi si alzano, sembra che stiano per mettersi le mani addosso. Arriva un volontario e li tranquillizza, i due si siedono e ricominciano a mangiare.
Luca
Capita spesso… A volte si menano pure, una volta ho preso anch’io una manata in faccia per dividere altri due….
Carlo
Hai una spiegazione per questo?
Luca
In che senso?
Carlo
Perché secondo te chi viene qua e non ha neanche da mangiare ha tutte queste forze per mettersi a litigare, a menarsi? Non ha alcun senso.
Luca
Credo che anche qui vogliano segnare il territorio e ha poco a che vedere con il fatto di mangiare, accade qui, ma potrebbe accadere anche fuori.
I due mangiano della pasta al pomodoro.
Carlo
Forse c’è anche dell’altro, forse vogliono mostrare a sé stessi di essere ancora vivi.
I due continuano a mangiare.
Carlo
Quando non hai niente, tutto è più facile e io ero stanco di avere tutte quelle scadenze, ogni giorno, tutti i giorni, sempre reperibile al cellulare, giorno e notte, anche la domenica con un obiettivo da raggiungere, per me era troppo.
Luca
Ma cosa c’entra la tua famiglia?
Carlo
Tutto parte da lì.
Luca
Cosa vuol dire? Non capisco.
Carlo
Tu sei sposato? Hai figli? Non mi risulta.
Carlo mette da parte il piatto di pasta al pomodoro che ha davanti e inizia a mangiare le patate al forno. Luca riceve un messaggio sul cellulare.
Luca
Scusa devo rispondere a questo messaggio.
Luca digita qualcosa e poi rimette via il cellulare. Carlo inizia a mangiare le sue patate al forno.
Carlo
Quell’affare lì (indicando il cellulare) è il responsabile di tutti i mali.
(pausa, mangiando le patate)
All’inizio ho solo pensato a mia figlia, ma parliamoci chiaro, non sono mai stato un buon padre, ero sempre preso da quel lavoro che odiavo.
Non credo che avrebbe sentito così tanto la mia mancanza.
(pausa)
Sono io che sento la sua.
Luca
Come fai a dire che una bambina non sente la mancanza del padre? Non puoi dirlo!
Carlo
Quando mi sono ritrovato in quella casa vuota mi sono guardato intorno e ho capito che facevo parte dell’arredamento, non stavo facendo niente di quello che volevo. Mi sono assicurato che loro due avrebbero continuato a fare la vita che facevano e sono andato via.
(pausa)
Loro adesso sono più felici.
Luca
Ma tu cosa hai fatto? Che vita fai adesso?
Carlo
Quello che fanno tutti, ma leggo molto di più di prima, da ragazzo mi piaceva leggere, ci ho provato anche a casa, ma non era possibile.
Richieste ogni giorno, da loro, dal lavoro, da tutti.
(pausa)
Prima ho pensato di lasciare semplicemente il lavoro, ma sapevo che poi a casa loro due mi avrebbero tolto tutto il mio tempo, sarebbe stato uguale, mi avrebbero riempito di cose da fare.
E io non volevo farle.
(pausa)
Sarebbe tutto peggiorato, mi avrebbero visto come un uomo inutile, uno che non lavora e avrei perso il loro rispetto.
(pausa)
Così invece si tengono il bel ricordo che avevano di me.
Luca
Ma non ti va di rivederle?
Carlo
Helen no, sono sincero.
Luca
E tua figlia?
Carlo continua a mangiare le sue patate.
Carlo
Sai che queste sono le migliori patate al forno che ho mai mangiato.
(pausa)
Un piatto semplice come le patate al forno lo possono fare tutti e sono fra le cose più buone che puoi mangiare. Dipende solo dalla qualità delle patate e anche le più buone non sono costose…
Luca
Anche per i vegani credo che valga…
Luca sapeva che Helen era fissata col cibo e aveva smesso di mangiare carne e tutto il resto finendo per diventare vegana. E lo sapeva anche Carlo.
Carlo
Anche per i vegani.
Carlo finisce le sue patate al forno.
Carlo
Buonissime… Adesso devo andare…
Luca
Aspetta che ti devo raccontare io una cosa…
Luca sposta il piatto e inizia a parlare con lo sguardo basso, Carlo lo ascolta.
Luca
Dopo sei mesi che te ne sei andato, ho iniziato a vedere Helen, come amico, non altro.
All’inizio ho seriamente pensato che ci sarebbe potuto essere qualcos’altro, tu lo sai, è una vita che sono da solo.
(pausa)
Ma poi non me la sono sentita.
E non è stato per te, questa è la verità.
Carlo
Perché non te la sei sentita?
Luca
Non lo so.
(pausa)
Carlo
In ogni caso se ci dovessi ripensare hai la mia benedizione, sappilo, tu sei un brav’uomo.
Luca finisce di mangiare le sue patate.
Luca
Non credo che capiterà.
(pausa)
ma grazie
(pausa)
Buonissime veramente…
Carlo
Ti posso fare io un’ultima domanda?
Luca
Vai!
Carlo
Perché vieni qui a fare il volontario in questa mensa?
Luca
Me lo sono chiesto spesso.
Ho capito che per me questo posto ha un senso, qui so cosa faccio, tutto il resto ha molto meno senso, il lavoro, la palestra, gli amici. Tutto.
Carlo
Lo capisco. In che giorno vieni qui, una sola volta alla settimana?
Luca
Sì, solo il lunedì.
Carlo
Allora ogni lunedì ti verrò a trovare, se ti fa piacere.
Luca guarda Carlo e sorride.
Carlo
Ho ripreso a leggere anche i libri di Isabel Allende, mi piaceva molto lei. Erano anni che non li leggevo più.
(Pausa)
Leggi questa frase!
Carlo tira fuori il libro “L’amante giapponese” di Isabel Allende e gli fa leggere una frase sottolineata.
“Hai una sola vita, ma se la vivi bene è sufficiente. L’unica cosa reale è questo giorno”. Cosa aspetti per iniziare ad essere felice? Ogni giorno conta.”
Luca
Una bella frase…
Carlo
Non è solo bella, è vera.
I due si guardano, Carlo si alza, poi anche Luca, i due si abbracciano e Carlo va via.
Luca resta nella mensa, si risiede, con i due vassoi sporchi davanti, non si è accorto che nel frattempo tutti intorno a lui se ne sono andati, si accorge che è da solo in una mensa enorme dove ci sono a volte anche duecento persone. Si guarda intorno ed è tutto vuoto, una grandissima stanza vuota.
Il lunedì per lui era sempre stato un giorno speciale. E continuò ad esserlo.
Unica pecca di un bel racconto?.... In mensa non si può usare il cellulare...
.ahahahahaj
Bello! Ecco come delle semplici patate al forno possano raccontare il significato della vita.
Bravo Max!