di Maria Grazia Porceddu
A tutto rock… con The Rolling Stones!
Non potevo che partire da loro per navigare, vento in poppa, sull’onda lunga delle armonizzazioni musicali del rock e tra le pagine dei capolavori letterari che le hanno ispirate.
La canzone è Sympathy For The Devil (Simpatia per il diavolo).
Il “folle samba” dei Rolling Stones è uno dei brani più famosi di sempre e più controversi della band britannica. Traccia iniziale dell’album Beggars Banquet (Il banchetto dei mendicanti) del 1968, nella cui cover sono camuffati diversi simboli esoterici; nel 2003, la canzone fu inserita al 32esimo posto nella lista delle migliori 500 canzoni di sempre, redatta dalla rivista Rolling Stones; nella riedizione del 2021 la troviamo, invece, alla 106esima posizione.
Scritta da Mick Jagger e Keith Richards, anche se attribuibile principalmente a Jagger, che prima intitola il brano Fallen Angels e poi The Devil Is My Name (titolo con il quale iniziano a registrarla) a Richards si deve la trasformazione del pezzo da folk a una sorta di samba rock. Il brano esula dai temi cari al rock (amore romantico, sesso, ribellione contro l’establishment, preoccupazioni sociali e stili di vita) e nell’esecuzione la band abbandona il tipico 4/4 cimentandosi con il ritmo samba. Basso in primo piano, suonato da Keith Richards, perché Bill Wyman è impegnato con le maracas. L’esecuzione risulta crescente, folle e ipnotizzante. Il ritmo suadente e affascinante, diremmo quasi diabolico, suggerisce richiami ancestrali e tribali, evocativi del voodoo.
Il 4 giugno del 1968, Mick Jagger e i suoi si chiusero negli Olympic Sound Studios di Londra per registrare (nelle stesse ore Bob Kennedy veniva ucciso dall’altra parte dell’oceano) rimanendovi fino al giorno successivo. Varie furono le sovraincisioni effettuate anche l’8, il 9 e il 10 giugno.
Jagger canta il testo in prima persona, dal punto di vista di Lucifero, e racconta in 8:49 (questo è il minutaggio del video ufficiale, che vi invito a guardare, c’è anche John Lennon) le pagine più brutte della storia: da Gesù a Kennedy.
L’impronta narrativa del testo, il senso intimo, a volte chiaro, altre volte più criptico, sottolineano la chiara ispirazione di Jagger al capolavoro Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov.
Jegger lesse Bulgakov perché il libro gli fu regalato dalla fidanzata Marianne Faithfull. Da quel che si racconta, Marianne, di famiglia borghese, in quel periodo espose a Jagger molte nuove idee tra cui la rappresentazione del diavolo come un “uomo ricco e raffinato”, presente appunto nell’opera dell’autore russo, che lo descrive come un affabile gentiluomo moscovita.
Jagger ha dichiarato anche di essersi ispirato ad alcuni scritti di Baudelaire e al modo di raccontare di Bob Dylan.
Le tracce dell’influenza derivata dalla lettura di Bulgakov sono palesi nella strofa iniziale:
Please allow me to introduce myself
I’m a man of wealth and taste
I’ve been around for a long, long years
Stole many a man’s soul and faith
And I was ‘round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate
Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what’s puzzling you
Is the nature of my game
Il Diavolo, nell’opera di Bulgakov, si presenta proprio come parafrasato nel brano degli Stones, da distinto gentiluomo, uomo ricco e di buongusto (“I’m a man of wealth and taste”), in giro da tanti anni (“I’ve been around for a long, long years”), presente quando Gesù Cristo ebbe il suo momento di dubbio e dolore (“And I was ‘round when Jesus Christ Had his moment of doubt and pain”).
La canzone prosegue con la rivoluzione russa del 1917 (“I stuck around St. Petersburg When I saw it was a time for a change”); anche in questo caso c’è un chiaro riferimento a Bulgakov che pur scrivendo sotto lo stanilismo lascia intendere la natura diabolica che secondo il suo pensiero ispirò la rivoluzione russa; per poi dare spazio alla Seconda Guerra Mondiale (“I rode a tank? When the Blitzrieg raged”); la Guerra dei Cent’anni (“fought for ten decades”). Jagger fa in tempo a inserire anche la tragica morte di Bob Kennedy. Inizialmente, il testo recitava “I shouted out, Who killed Kennedy?” in riferimento all’uccisione di John Kennedy, che viene poi modificato con “Who killed the Kennedys?”, a seguito dell’assassinio di Bob Kennedy.
Il romanzo, considerato uno dei capolavori della letteratura russa del Novecento, mette in scena una spietata parodia della Russia stalinista. Il Diavolo arriva a Mosca, un paese dichiaratamente ateo e si insinua in una conversazione religiosa tra due letterati:“nel nostro paese l’ateismo non stupisce nessuno”, dichiara uno dei due, di fronte al Diavolo, deliziato. L’anima dell’opera, unica nel suo genere, inebria il brano e l’interpretazione musicale, che ne aspira le componenti visionarie e metafisiche. C’è il chiaro zampino diabolico in tutta la linea storica narrata nel testo della canzone dei Rolling Stones, dove l’influsso baudelairiano si nota nel concetto espresso che ritorna e riguarda il più grande inganno di Lucifero: farci credere che non esista.
Sympathy For The Devil seduce e affascina.
Fortemente criticata dai cristiani fondamentalisti, nonostante la spiegazione di Jagger sul senso di quel “Sympathy”, che voleva esaminare il lato oscuro dell’uomo, le polemiche provocate, insieme ad alcuni singolari accadimenti, associarono, per molto tempo, l’immagine dei Rolling Stones al satanismo e al mondo dell’occulto.
Citiamo un episodio in particolare. Nel 1969, ad Altamont, durante un concerto della band, un fan venne accoltellato sotto il palco. Il grande clamore sollevato dall’episodio spinse il gruppo a non suonare più la canzone per sette anni dopo l’incidente.
In chiusura, un’ultima curiosità che riguarda le molteplici volte in cui il brano è stato citato e riproposto. Per restare in tema diabolico, avrete sicuramente ascoltato la canzone di chiusura del film Intervista col vampiro (1994) di Neil Jordan, dove Sympathy For The Devil è presentata nella versione dei Guns N’ Roses.
E voi, conoscevate l’ispirazione letteraria nascosta dietro questo capolavoro musicale dei Rolling Stones?
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Intanto, in attesa della prossima onda lunga... Stay rock!
Direi che queste tre “B” insieme non potevano che far nascere un capolavoro: Bob Dylan, Bulgakov e Baudelaire!