The Cure e Killing An Arab: l’origine del controverso brano ispirato a "Lo straniero" di Camus
- 21 gen
- Tempo di lettura: 2 min
di Maria Grazia Porceddu

Diciassette. Eh sì, sembrava ieri eppure siamo giunti a quota diciassette per Onda Lunga.
Oggi selfiamo sulle vibes del rock gotico di The Cure con Killing an arab (1980) brano che prende spunto dal romanzo Lo straniero di Camus (1942).
Inserita nell’album Boys Don’t Cry, la canzone ricalca la vicenda di Meursault, protagonista del libro di Camus, che un giorno, quasi per caso, uccide un arabo. Il piccolo impiegato che vive ad Algeri, arrestato, viene processato e condannato a morte, senza neppure tentare di difendersi.
Il romanzo è incentrato su un delitto che fornisce lo spunto per parlare dell’assurdità della vita e dell’ingiustizia universale. Killing an arab ripercorre il fulcro del racconto di Albert Camus e descrive una sparatoria sulla spiaggia, nella quale un arabo viene ucciso dal narratore del brano.
“Standing on a beach
With a gun in my hand
Staring at the sea
Staring at the sand
Staring down the barrel
At the Arab on the ground
To see his open mouth
But I hear no sound
I'm aliveI'm dead
I'm the stranger
Killing an Arab
I can turn and walk away, or I can fire the gun
Staring at the sky,
staring at the sun
Whichever I choose, it amounts to the same
Absolutely nothing
I'm aliveI'm dead
I'm the stranger
Killing an Arab
I feel the steel butt jump
Smooth in my hand
Staring at the sea,
staring at the sand
Staring at myself
Reflected in the eyes of
The dead man on the beach (the dead man on the beach)
I'm aliveI'm dead
I'm the stranger
Killing an Arab”
Il frontman della band, Robert Smith, raccontò che scrisse la canzone quando ancora frequentava le scuole superiori e come “fosse un piccolo tentativo poetico di condensare le sue impressioni circa i momenti chiave del romanzo breve Lo straniero di Albert Camus”.
Ne venne fuori, invece, una canzone dalla storia molto controversa, a causa del fraintendimento che la vedrebbe come una dichiarazione di violenza razzista verso gli arabi. Più che della memorabilità del sound mi piace sottolineare che, stando a quanto si dice, negli Stati Uniti, quando uscì la prima raccolta di singoli dei Cure, Standing on a Beach (1986), sulla copertina del disco venne incollato un adesivo che negava ogni intento razzista del brano.
Ma le polemiche non si fermarono qui, si riaccesero infatti durante la guerra del golfo (primi anni novanta) e dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. E così il brano fu condannato a una sorta di damnatio memoriae, tanto che fu l'unico singolo del periodo di Three Imaginary Boys a non essere incluso nella versione deluxe della ristampa del disco e non fu inserito nella raccolta di singoli Galore del 1998, nel Greatest Hits della band nel 2001, e nemmeno nel cofanetto antologico Join the Dots. Attualmente Killing an Arab rimane comunque disponibile nelle raccolte Boys Don't Cry e Standing on a Beach.
Conoscete questo brano e la sua storia?

Come sempre, se volete, vi aspetto nei commenti.
E come al solito, in attesa della prossima Onda lunga... Stay rock and metal!
Fonti consultate per la stesura dell’articolo:
wikipedia
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